Comunità di KWEDIBOMA

KWEDIBOMA

Le comunità di Kwediboma sono due che curano:

       “Kwediboma Health Centre” – ospedale

       “Antonio Rosmini Children’s centre – orfanotrofio

       La scuola primaria fino al settimo anno

       La fattoria

La montagna di Dio e la missione

Di anno in anno avvengono molti cambiamenti e tutta la missione si ampia.

Si possono vedere la casa delle suore, la palazzina per l’accoglienza degli ospiti, la zona cucina lavanderia e nuovi reparti nell’ospedaletto, le cisterne per la raccolta dell’acqua piovana, che in questa zona è preziosissima.

E’ stata inaugurata “Betania”, la struttura dedicata a convitto per i bambini che abitano lontano. Anche la Scuola si è ampliata. la scuola primaria ha ormai classi fino 7 anni. E’ inoltre in fase di costruzione un fabbricato che ospiterà la cucina ed il refettorio.

L’ospedale si è ampliato sia come sale di degenza che di servizi medici.

Fiorenti nelle loro produzioni le stalle dove le suore mungono le mucche e l’orto.

“KWEDIBOMA HEALTH CENTRE”

Suor Agata ci accompagna a vedere le novità del comprensorio ospedaliero:

la sala di Radiologia, il Pronto Soccorso, la Sala Operatoria, le sale raggi X

 

 

 

 

 

 

 

ANTONIO ROSMINI CHILDREN’S CENTRE – ORFANOTROFIO

La mattina, suor Lilia ci accompagna a visitare i dormitori dei bimbi orfani e dei ragazzini che frequentano la scuola primaria gestita da suor Demetria e la scuola materna seguita da suor Lilia. Non tutti i bimbi sono orfani. I loro genitori, pagando una retta, hanno la possibilità di farli studiare bene. Infatti, il problema in Tanzania, è che le scuole pubbliche sono poche e capita che un solo maestro abbia anche 150 alunni! Quindi visitiamo il refettorio, le cisterne per l’acqua, le stalle dove le suore mungono le mucche e l’orto. Con suor Alberta andiamo a vedere l’ospedale. In mezzo al nulla è una realtà impensabile. Le donne possono partorire senza il rischio di morire solo perché il bimbo è podalico. Infatti, si pratica il cesareo in una sala operatoria che finalmente è attiva grazie ai contributi che giungono da vari sostenitori. C’è il reparto per i malati di malaria, gli ambulatori per i prelievi, una macchina per fare le ecografie. Da noi, tutto questo è scontato ma credetemi, in mezzo alla terra rossa e alle piante di banane, è un miracolo. Mi viene subito da pensare che l’uomo può compiere opere grandiose senza per questo andare in rovina. Sarebbe sufficiente che ognuno, nel proprio quotidiano, facesse quello che può per gli altri. Suor Lilia e suor Alberta non sono più giovani, hanno una trentina d’anni più di me, ma vi assicuro che di fronte alla loro forza, al loro coraggio, sono io quella più anziana. Loro non saranno mai anziane perché hanno una marcia in più che può provenire solo da una dimensione non terrena.

Ci viene subito la voglia di tornarci l’anno prossimo con i nostri figli di 9 e 13 anni perché siamo sicuri che possano apprendere più lì in un mese che non in un anno di scuola. I bimbi sono fantastici. Quel giorno è festa e quindi non sono a scuola ma giocano in cortile mentre i più grandi lavano, puliscono o fanno piccole faccende. Visito le classi vuote, sbircio i loro quaderni, guardo le lavagne… Come vorrei che dopo questi anni preziosi ci fosse un domani assicurato per loro, con piccole officine di falegnameria o di sartoria o fattorie moderne e scuole con maestri. Un futuro per questi piccoli che ti corrono incontro per essere presi in braccio. Ognuno ha una storia pesante alle spalle. Chi è stato bruciato dalla propria madre impazzita, chi ha visto il padre ammazzare la propria madre… Qui, finalmente, sono chiamati tutti Gioia da Suor Lilia che probabilmente riesce a farli sentire accolti e amati come figli unici. C’è una Guest House e invito, chi ne avesse voglia, di fare un salto e vedere che tutto questo non è un sogno ma realtà. Il mondo potrebbe ripartire da Kwediboma. Grazie alle suore rosminiane per il loro lavoro

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