lunedì, 2 dicembre 2024
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Antonio Rosmini

Il Beato Antonio Rosmini (Rovereto, 24 marzo1797; † Stresa, 1 luglio1855) è stato un presbitero e fondatore italiano, profondo pensatore – “una delle sei, sette grandi intelligenze dell’umanità” a dire del Manzoni – fu una delle figure cattoliche più rappresentative del Risorgimento italiano.

Divenne sacerdote e pose tutto se stesso e le sue straordinarie capacità intellettuali al servizio di Dio e della Chiesa.

Fu coraggioso esponente del liberalismo cattolico ottocentesco. Ricco di sterminata cultura, unita a una eccezionale intelligenza e a un carattere aperto e socievole, espose le proprie riflessioni nei suoi scritti filosofici, teologici e spirituali. In essi indica come il comportamento cristiano debba essere ispirato a sentimenti di fraternità comunitaria, carità, raccoglimento interiore e altruismo, in costante dialogo con la tradizione, ma con lo sguardo rivolto al futuro. Il suo pensiero teologico è un originale connubio tra principi liberali ed etica cristiana. Fu per una politica basata sulla giustizia sociale e si attirò non poche critiche da parte di pensatori ecclesiastici del tempo.

L’opera più famosa è “Delle cinque piaghe della Santa Chiesa”, un’attenta analisi dei mali che a suo parere affliggevano la Chiesa dell’epoca. Essa fu soggetta a censura, ma ha avuto grande risonanza con il Concilio Vaticano II.

Le sue pubblicazioni sono numerose: quasi un centinaio di volumi che trattano di filosofia, teologia, pedagogia, diritto, politica, apologetica, ascetica, storia della Chiesa. Le sue lettere finora pubblicate sono 8.500. I titoli di scritti su di lui sono più di 15 mila.

È fondatore dell’Istituto di Carità, che, dopo segni certi della volontà di Dio, iniziò nel 1828 al Sacro Monte Calvario di Domodossola e ne ottenne l’approvazione pontificia nel 1839. Rosmini formò i membri, ne curò lo spirito, l’organizzazione e la diffusione. Seguì con amorevole cura lo sviluppo del ramo femminile: le Suore «della Provvidenza». Fu maestro apprezzato di vita spirituale. Dal suo letto di morte, lasciò il suo testamento spirituale in queste tre parole: «Adorare», «Tacere», «Godere”.

I pontefici e Antonio Rosmini

Gesù chiamò gli apostoli perché lo aiutassero a distribuire alla folla i pani moltiplicati. Anche i Papi individuano i collaboratori per pascere il gregge di Cristo, fornendo ai fedeli gli aiuti adeguati per vivere la carità corporale intellettuale, spirituale.

Il papa Pio VIII diede ad Antonio Rosmini giovane prete l’indicazione che ne segnò la vocazione nella Chiesa: scrivere per riavvicinare alla fede gli uomini divenuti troppo orgogliosi della propria ragione. Egli si dedicò a questa missione con slancio, competenza, dedizione e perseveranza.

Ora c’è stima e interesse crescente per i suoi scritti di carattere filosofico, pedagogico, giuridico, teologico, spirituale. La Provvidenza, che guida la storia per il bene più grande ha disposto, dal suo tempo ad oggi, stagioni differenti riguardo alla fruizione del patrimonio dottrinale ossiniano . Le pagine che seguono mostrano che comunque molti Papi hanno ritenuto che per la Chiesa fosse utile giovarsi degli scritti rosminiani. Oggi siamo giunti ad una stagione nella quale la fame di verità è acuta, se ne avverte il bisogno non meno del pane. Rosmini è il pane per porre termine alla carestia, l’acqua per questa far terminare questa siccità?

Don Clemente Rebora, poeta ossiniano in fama di santità, l’aveva intuito: “Cresce in me la convinzione che lo Spirito Santo, Divino Stratega, …. Abbia tenuto in serbo il suo inutile servo Antonio Rosmini per immetterlo al tempo opportuno, quando si farà sentire con maggiore acutezza (oggi si direbbe angoscia) il bisogno di una sicura e fedele e orientante voce attuale della perenne dottrina della Chiesa nel mistero di Cristo; della dottrina e della sua incomparabile ragionevolezza vittoriosa, davanti a tutte le crescenti esigenze e attuazioni umane”. (Clemente Rebora, Rosmini, Longo, 1996, pag. pag. 210).

“Andate da Giuseppe, egli ha il grano buono in abbondanza”. Era la voce che giungeva dall’Egitto fino alla famiglia di Giacobbe.

“Andate da Rosmini per imitarlo e per ricevere consigli sulla formazione dei giovani sacerdoti e dei laici impegnati” ,è l’indicazione che viene oggi dal Papa.

La recente Costituzione Apostolica Veritatis gaudium di papa Francesco ha proclamato Rosmini maestro nelle Università ecclesiastiche e nelle Facoltà pontificie. Il dono più grande a noi Rosminiani, e non solo a noi, dopo la Beatificazione.

Grazie, papa Francesco.

Padre Vito Nardin

1. il 1° novembre 2010 in Piazza San Pietro: Il beato Antonio Rosmini scrive: “Il Verbo aveva impresso se stesso nelle anime dei suoi discepoli col suo aspetto sensibile … e con le sue parole … aveva dato ai suoi quella grazia … con la quale l’anima percepisce immediatamente il Verbo” (Antropologia soprannaturale, Roma 1983, 265-266).

2. Nella domenica di Pentecoste, 12 giugno 2011: Il beato Antonio Rosmini spiega che «nel dì della Pentecoste dei cristiani Iddio promulgò … la sua legge di carità, scrivendola per mezzo dello Spirito Santo non sulle tavole di pietra, ma nel cuore degli Apostoli, e per mezzo degli Apostoli comunicandola poi a tutta la Chiesa» (Catechismo disposto secondo l’ordine delle idee… n. 737, Torino 1863).

3. Nel messaggio al Presidente Napolitano per i cinquant’anni dell’unità d’Italia: “Per il pensiero filosofico, politico ad anche giuridico risalta la grande figura di Antonio Rosmini, la cui influenza si è dispiegata nel tempo, fino ad informare punti significativi della vigente Costituzione Italiana”.

Alla controversa e sofferta vicenda umana e spirituale del prete roveretano ha fatto cenno il 6 aprile 2014 Papa Francesco durante l’omelia nella consueta messa mattutina a Santa Marta. “Quando noi leggiamo la vita dei santi, vediamo quante incomprensioni, quante persecuzioni hanno subito, perché erano profeti . Nella storia della salvezza, nel tempo di Israele e anche nella Chiesa, i profeti sono sempre stati perseguitati. Anche tanti pensatori nella Chiesa sono stati perseguitati”. Fra questi, pur senza citarne direttamente il nome, il Papa ha richiamato Rosmini, prima ‘bandito’ poi salito all’onore degli altari, “uno, adesso, in questo momento, non tanto lontano da noi, un uomo di buona volontà, un profeta davvero, che con i suoi libri rimproverava la Chiesa di allontanarsi dalla strada del Signore. I suoi libri sono andati all’indice, gli hanno tolto le cattedre e quest’uomo così finisce la sua vita: non tanto tempo fa. E’passato il tempo e oggi è beato!”. Come è possibile tutto questo? Come è possibile che “ieri uno era eretico e oggi è beato?”. La risposta l’ha data lo stesso pontefice, con uno sguardo critico sul divenire del popolo di Dio: “Ieri quelli che avevano il potere volevano silenziarlo, perché non piaceva quello che diceva. Oggi la Chiesa, che grazie a Dio sa pentirsi, dice: ‘No, quest’uomo è buono!’. Di più, è sulla strada della santità: è un beato!”.

E ancora Papa Francesco a Caserta il 26 luglio 2014 nell’incontro con i sacerdoti:

“Se noi non preghiamo, saremo forse buoni imprenditori pastorali e spirituali, ma la Chiesa senza preghiera diviene una ONG, non ha quella unctio Spiritu Sancti. La preghiera è il primo passo, perché è aprirsi al Signore per potersi aprire agli altri. E’ il Signore che dice: “Vai qua, vai di là, fai questo …”, ti suscita quella creatività che a tanti Santi è costata molto. Pensate al Beato Antonio Rosmini, colui che ha scritto Le cinque piaghe della Chiesa, è stato proprio un critico creativo, perché pregava. Ha scritto ciò che lo Spirito gli ha fatto sentire, per questo è andato nel carcere spirituale, cioè a casa sua: non poteva parlare, non poteva insegnare, non poteva scrivere, i suoi libri erano all’indice. Oggi è Beato! Tante volte la creatività ti porta alla croce. Ma quando viene dalla preghiera, porta frutto.”

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