
CONGREGAZIONE
SUORE DELLA PROVVIDENZA ROSMINIANE
Loughborough, 12 Settembre 2015
Insegnaci, o Signore,
ad abbracciare
con piena volontà
la sofferenza,
comunque
ci venga.
Carissime Sorelle,
come sappiamo ‘la nostra Congregazione è consacrata a Gesù Crocifisso e alla Addolorata sua Madre’. (Cost n. 9). Cosa significa questa frase per noi, per me?
Il 15 Settembre 2015 si avvicina e ciascuna di noi guarda alla Madonna Addolorata con un proprio sguardo. Nello stesso tempo, ognuna di noi, è inevitabilmente attratta dalla Madre e inviata al Figlio suo Gesù, l’uomo dei dolori – essi sono inseparabili. Non è possibile, infatti, riflettere sui dolori della Madre senza guardare a suo Figlio; e Gesù, all’apice della sua sofferenza, dice a Giovanni, all’umanità, ‘ecco tua madre“.
Benedetto XVI richiamava la nostra attenzione sul fatto che il 14 settembre “noi celebriamo la Croce di Cristo, strumento della nostra salvezza, che ci rivela in pienezza la misericordia del nostro Dio. La Croce è, in effetti, il luogo in cui si manifesta in modo perfetto la compassione di Dio per il nostro mondo. Oggi, celebrando la memoria della Beata Vergine Addolorata, contempliamo Maria che condivide la compassione del Figlio per i peccatori. Come affermava san Bernardo, la Madre di Cristo è entrata nella Passione del Figlio mediante la sua compassione”. (cfr. Lourdes 15 Sett 2008)
Fin dal primo momento nel quale sentiamo parlare di Maria, intravediamo la costernazione nel suo cuore nella risposta al messaggio dell’Angelo: “come è possibile?”. Tuttavia, si impegna concretamente in ciò che Dio vuole da lei: <SI>. ‘Sia fatto di me secondo la tua parola’, dice sicura che quella che sta seguendo è la via di Dio, perché sa che Lui è con lei. Ben presto arriva a capire il significato della sua promessa: “Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre, ‘Ecco, questo bambino è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele e per un segno di contraddizione – e una spada trafiggerà l’anima“. (Lc 2, 34-35)
Mi sono commossa leggendo i sentimenti espressi in un’omelia di Mons. Antonio Staglianò quando afferma che “Maria è l’icona viva più bella per dire la nostra vocazione e missione di persone tutte consacrete all’Amore e insieme a Lei restiamo in silenzio, quasi paralizzati, dinanzi al Mistero dell’Amore del Crocifisso, che supera gli infiniti confini della mente e sconvolge profondamente ogni cuore”. (Ferito dall’Amore, p. 3) Mi chiedo: Noi cerchiamo di vivere ogni giorno sapendo che “la nostra vocazione è amore di Dio che chiama e separa per una totale dedizione a Lui”, nell’“offerta nascosta”? (Cost. 1 e 7) Come ciascuna di noi è stata invitata a “trovare il suo posto” alle Nozze di Cana (Lettera Introduzione Doc. ‘Camminando verso il futuro’ p. 10), allo stesso modo, sai trovare la tua collocazione, anche in questo momento, ai piedi della Croce vicino a Maria? Con quale compito? Che cosa fai della tua ‘sofferenza’?
“La Croce è il “si” di Dio all’uomo, l’espressione più alta e più intensa del suo amore, e la sorgente da cui sgorga la Vita eterna. Cristo rimane accanto al suo stesso dolore … sempre dalla parte del silenzio. E’ l’uomo del coraggio e del silenzio, colui che ha avuto la forza di stare fermo, al suo posto, nonostante la rovina”. E continua Mons. Staglianò “Chiunque voglia camminare sulla via dell’Amore, non può lasciare Gesù solo sul Calvario e ignorare le sue ferite. La mano, simbolo del ‘fare’ e del ‘donare’, quando è ferita esprime un “fare e un “donare” che degenerano nell’egoismo, nell’indifferenza, nella chiusura. Cristo è l’uomo dei dolori. Egli è il corpo ferito dalla violenza e dal rifiuto degli uomini di accogliere la salvezza. Quanto è difficile accettare e accogliere l’altro, cosi come egli è nella sua credenza e nella sua cultura. Quanto è difficile e faticoso volere soltanto il bene dell’altro nella benevolenza e nell misercordia, senza alimentare la cutura del sospetto e dell’ignoranza. Quanto è difficile riconoscere lealmente le nostre responsabilità, davanti a Dio e ai fratelli, e ammettere umilmente i nostri torti per fare il primo passo.” (Op. cit. pag. 6,7,8)
Possiamo tutte noi, specialmente durante questo Anno della Vita consacrata, rispondere a questo invito di Amore e rinnovare la nostra ‘offerta del sangue‘, in unione a Cristo, sull’esempio del Beato Antonio Rosmini?
E’ sicuramente sperimentando la sofferenza e l’obbedienza nella loro vita che Maria e Gesù compiono fino in fondo la volontà di Dio. In tal modo Maria diventa la “Madre di Misericordia” e continua a guardare con compassione i suoi figli in tutto il mondo. In che misura noi siamo compassionevoli? Sappiamo aprire “i nostri occhi per guardare le miserie del mondo, le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della dignità”?. (Misericordiae Vultus) ‘Come ogni madre, e meglio di ogni madre, Maria è l’educatrice dell’amore:il suo sorriso è per tutti; esso tuttavia si indirizza in modo speciale verso coloro che soffrono, affinché in esso possano trovare conforto e sollievo. Cercare il sorriso di Maria non è questione di sentimentalismo devoto o antiquato; è piuttosto la giusta espressione della relazione viva e profondamente umana che ci lega a Colei che Cristo ci ha donato come Madre’. (cfr. Benedetto XVI, 15 Sett 2008)
Papa Francesco situa splendidamente alla fine dell’Enciclica ‘Laudate Si‘, il riferimento a Maria: “la madre che ebbe cura di Gesù, ora si prende cura con affetto e dolore materno di questo mondo ferito. Così come pianse con il cuore trafitto la morte di Gesù, ora ha compassione della sofferenza dei poveri crocifissi e delle creature di questo mondo sterminate dal potere umano. Ella vive con Gesù completamente trasfigurata, e tutte le creature cantano la sua bellezza. È la Donna «vestita di sole, con la luna sotto i piedi e una corona di dodici stelle sul suo capo» (Ap 12,1). Elevata al cielo, è Madre e Regina di tutto il creato. Nel suo corpo glorificato, insieme a Cristo risorto, parte della creazione ha raggiunto tutta la pienezza della sua bellezza. Lei non solo conserva nel suo cuore tutta la vita di Gesù, che «custodiva» con cura (cfr Lc 2,19.51), ma ora anche comprende il senso di tutte le cose. Perciò possiamo chiederle che ci aiuti a guardare questo mondo con occhi più sapienti”. (n. 241).
Non sorprende che l’Istituto della Carità sia nato sul Calvario e dal Calvario; Rosmini al riguardo scrive “Conforto ineffabile quello di poter tutti avere il diritto di chiamare Mamma, la Mamma di Dio! Ed è ai piedi del Redentore spirante che ebbe principio il nostro diritto di dire Mamma a Maria… Si può trovare un pensiero più consolante in mezzo ad disgusti ed alle croci di questa misera vita, di quello che è il pensare come la Maternità di Maria verso noi fu proclamata in mezzo alle pene? E’ nelle pene nostre infatti che la tenerezza di questa amorosissima Mamma nostra trova un campo maggiore ed è, quasi direi, nel suo regno”. (E.C. III, 128)
‘Il suo misticismo della Croce portò Rosmini ad una profonda devozione verso la donna che sta ai piedi della Croce, Maria Addolorata. In Maria egli individuò colei che fu ferita dal dolore, ma anche dall’amore, colei che poté sia piangere sia gioire con suo Figlio e che avrebbe insegnato alla Chiesa a fare parimenti. Da Maria Rosmini apprese il significato delle parole misteriose che pronunciò sul letto di morte: “Adora, rimani in silenzio, rallegrati”. Che Lei, Madre della Sofferenza e Madre di tutte le nostre gioie, conduca i figli e le figlie di Antonio Rosmini ora e sempre nel silenzio dell’adorazione, laddove regna la pace della Pasqua e la mente e il cuore trovano requie!’
(Giovanni Paolo II, ai Padri Rosminiani Capitolari ricevuti in Udienza il 26 settembre 1998)
Una parola ci viene anche dalla nostra cara Madre Mary Agnes che ricorderemo il prossimo 24 settembre. Ad una Sorella scrive: “Amare e soffrire molto dev’essere la porzione delle Figlie della Madonna Addolorata…“; e aggiunge: “Non c’è né amore né sofferenza senza l’occasione di praticare queste virtù; quindi abbiamo ogni motivo di rallegrarci, che il santo volere di Dio sia compiuto“. Un apprezzamento riconoscente va a Suor Lia la quale, in questi ultimi due anni, ha lavorato meticolosamente e appassionatamente attingendo all’unica fonte italiana esistente della “Vita di Madre Maria Agnese Amherst”; il testo sarà in seguito disponibile.
Che le Feste del 14 e 15 Settembre siano espressione di Benedizione per tutti: in particolare per le Sorelle della Casa dell’Addolorata e della Circoscrizione Madonna Addolorataed anche per quelle persone che possiamo raggiungere nella loro inquietudine o sofferenza .
Maria, Madre e Regina di tutto il creato, unita al Figlio Suo Risorto, trasformi ogni dolore umano in gioia piena.
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