Carissime Sorelle,
leggendo l’Epistolario Ascetico rimango colpita dalla frequenza e dalla profondità delle lettere intercorse tra Antonio Rosmini e Giovanni Battista Loewenbruck nei mesi precedenti l’incontro da loro prospettato al Calvario. Queste lettere rivelano, prima di tutto, un’urgenza da parte di Rosmini; egli era desideroso che il suo amico fosse con lui su questo sacro monte. ‘Fin dal principio di quest’opera, Gesù sarebbe stato il loro modello ed essi sarebbero stati pienamente incorporati nella Chiesa’. Animato da questa fiducia, aveva incluso Loewenbruck in ogni punto del progetto, assicurandosi così che sarebbero stati uniti in una sola mente e chiamati dallo stesso Spirito. “Il Signore m’ha manifestato già molte cose: voi le vedrete; e proverete se sono dal Signore … Il tempo che ci rimane fino a’ 20 febbraio, cioè più che sette mesi, impieghiamolo pure a raccogliere la voce del Signore, ed a rendere vie più certa la nostra santa vocazione. (EA. Vol. I, Lett. 69 e 71, giugno-luglio 1827)
Sottostante a questa corrispondenza epistolare – così come nelle lettere ad altri in questo tempo – c’è un legame forte e percepibile con la ‘misericordia’. Da questi pochi stralci – e ce ne sono molti altri – possiamo quasi sentire Rosmini che parla dal suo cuore, percependo una triplice misericordia: essa proviene sempre da Dio, ha come effetto il traboccare su altre persone, e si manifesta anche nei confronti dello stesso Loewenbruck.
Alcuni mesi prima della Quaresima 1828, il 25 giugno 1827, Rosmini aveva scritto a Loewenbruck: “Intanto dunque che queste cose si preparano, noi ci terremo uniti collo spirito, se non col corpo, supplicando il Dio delle misericordie che ci unisca egli ancora coi corpi, se, quando, e come cade nell’adorabile suo beneplacito. Proseguiamo intanto la nostra corrispondenza: essa preparerà la strada alle costituzioni che formeremo assieme, appena ci potremo unire di luogo nel Signore”. (Lett. 69). Più tardi, nel mese di agosto, considerando alcune linee guida della loro futura opera, “confondendosi sempre più in se stesso per la grandezza della divina misericordia”, invita l’amico ad “operare il bene secondo le circostanze presenti adorando in queste la divina misericordia che ce le presenta…Dio solo conosce ciò che è bene, e ciò che è male per noi”. (Lett. 74)
Il 30 gennaio 1828 scrisse a Loewenbruck dicendogli di aver capito le sue difficoltà e le sofferenze presenti e, nonostante entrambi in quel momento fossero ‘fiacchi in salute’, lo rassicura dicendo che “il Signore avrebbe accettato i nostri incomodi in luogo d’altre gravi penitenze. Oh quanto egli è buono! quanto è tenero! una madre nol sarebbe certo più di lui: anzi egli è infinitamente più tenero di una tenerissima madre”. La misericordia che Dio gli dimostra lo riempie di compassione per gli altri: La dolcezza che le nostre infermità ci costringeranno ad usarci scambievolmente le sollecitudini della carità, sarà un avviso per noi della dolcezza che dovremo usare verso degli altri. (Lett. 97)
Rosmini continuò ad avere grande fiducia, convinto che Loewenbruck si sarebbe unito a lui al Calvario durante la Quaresima; ma l’amico lo deluse, non mantenne la sua promessa nonostante i numerosi appelli ricevuti. In luglio, quando finalmente Loewenbruck arrivò, noi abbiamo una prova evidente della misericordia che Rosmini manifesta all’amico accogliendolo ‘a braccia aperte, senza rimproveri e senza fare domande’. (Rosmini, Claude Leetham, pag. 96)
Cosa possiamo imparare noi dal Beato Antonio Rosmini in questo Anno della Misericordia?
Egli ha sperimentato in se stesso, e ha a sua volta concretizzato, l’amore misericordioso di Dio. E noi?
Avendo avuto il privilegio di visitare il Calvario, proprio alla vigilia della Quaresima, vi abbiamo ricordate in modo particolare. Animata da questa felice memoria,
<Buona Festa del 20 febbraio 2016> !
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