lunedì, 2 dicembre 2024
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Italy1.png “IN LUI VENIAMO SANTIFICATI”
 



Dalla PAROLA di DIO
4Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. 5Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 6Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 7Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. 8In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. 9Come il Padre ha amato me, anch’ io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 10Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. (Gv 15,4-11)
Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 22Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».
(Lc 10, 21-22)

Dai DOCUMENTI della CHIESA
Come insegnava sant’Agostino, Dio ti invita a fare quello che puoi e «a chiedere quello che non puoi»; o a dire umilmente al Signore: «Dammi quello che comandi e comandami quello che vuoi»(49).
La mancanza di un riconoscimento sincero, sofferto e orante dei nostri limiti è ciò che impedisce alla grazia di agire meglio in noi, poiché non le lascia spazio per provocare quel bene possibile che si integra in un cammino sincero e reale di crescita. La grazia, proprio perché suppone la nostra natura, non ci rende di colpo superuomini. Pretenderlo sarebbe confidare troppo in noi stessi. […] La grazia agisce storicamente e, ordinariamente, ci prende e ci trasforma in modo progressivo. Perciò, se rifiutiamo questa modalità storica e progressiva, di fatto possiamo arrivare a negarla e bloccarla, anche se con le nostre parole la esaltiamo (50). Per poter essere perfetti, come a Lui piace, abbiamo bisogno di vivere umilmente alla sua presenza, avvolti nella sua gloria; abbiamo bisogno di camminare in unione con Lui riconoscendo il suo amore costante nella nostra vita. Occorre abbandonare la paura di questa presenza che ci può fare solo bene. Abbiamo detto tante volte che Dio abita in noi, ma è meglio dire che noi abitiamo in Lui, che Egli ci permette di vivere nella sua luce e nel suo amore. In Lui veniamo santificati (51).
Ricordiamo che la santità è fatta di apertura abituale alla trascendenza, che si esprime nella preghiera e nell’adorazione. Il santo è una persona dallo spirito orante, che ha bisogno di comunicare con Dio. E’ uno che non sopporta di soffocare nell’immanenza chiusa di questo mondo, e in mezzo ai suoi sforzi e al suo donarsi sospira per Dio, esce da sé nella lode e allarga i propri confini nella contemplazione del Signore. Non credo nella santità senza preghiera (147). Sono necessari anche alcuni momenti dedicati solo a Dio, in solitudine con Lui. […] Vorrei insistere sul fatto che questo non è solo per pochi privilegiati, ma per tutti, perché «abbiamo tutti bisogno di questo silenzio carico di presenza adorata». La preghiera fiduciosa è una risposta del cuore che si apre a Dio a tu per tu, dove si fanno tacere tutte le voci per ascoltare la soave voce del Signore che risuona nel silenzio (149).
In tale silenzio è possibile discernere, alla luce dello Spirito, le vie di santità che il Signore ci propone. Per ogni discepolo è indispensabile stare con il Maestro, ascoltarlo, imparare da Lui, imparare sempre (150). (Papa Francesco, Esortazione Apostolica Gaudete et exultate)


Dagli SCRITTI del Beato ANTONIO ROSMINI

La grazia di Cristo è Cristo stesso che opera nel cristiano tutto il bene soprannaturale che fa il cristiano, non però senza il cristiano (Gal 11, 20). Non già che l’uomo non possa resistere ; l’uomo può volere il male. Ma quando il cristiano opera il bene, allora è Cristo, allora è la grazia di Cristo che opera in lui e con lui. Ciò viene ad indicare una certa congiunzione fisica del cristiano con il Verbo incarnato: connessione insegnata da Cristo stesso. (Gv 15, 17). E’ la vite il principale agente di tutte le operazioni del tralcio, benché queste siano operazioni del tralcio, senza il quale esse non sarebbero: quindi chi opera nel cristiano le operazioni della vita soprannaturali è Cristo con il cristiano, la vite con il tralcio: “non io, ma la grazia di Dio con me”.
(Introduzione al Vangelo secondo Giovanni, 155)
L’uomo giusto che ha la divina grazia sente di possedere qualche cosa in se stesso che lo sazia e accontenta pienamente. Egli ha in sé Dio, egli possiede Dio. (Antropologia Soprannaturale, I, 51)
La virtù teologale della speranza cristiana esige da noi che confidiamo grandemente nella grazia di Gesù Cristo, che noi potremo vincere tutti i nostri difetti, ma quando però Gesù Cristo vorrà, dovendo intanto noi pregare e fare degli sforzi, e poi aspettare in tranquillità il momento della grazia, la quale verrà sicuramente quando saremo umiliati e avremo portato pazienza. (a Don Emilio Belisy a Prior Park, da Domodossola, 30 luglio 1838,
EC vol. VI, lett. 3572, pp. 679-680)

PREGHIAMO

Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.
Il mio cuore ripete il tuo invito:
«Cercate il mio volto!».
Il tuo volto, Signore, io cerco. (Sl 27)

 


ANNO PASTORALE 2018-2019
FORMAZIONE PERMANENTE
ISTITUTO DELLA CARITÀ
SUORE DELLA PROVVIDENZA ROSMINIANE

 

 

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