lunedì, 2 dicembre 2024
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Italy1.png Mie care Sorelle …
 


 

nel mandarvi il messaggio augurale per il S. Natale, vi invito ad accompagnarmi nel percorrere il cammino con i pastori, là dove troviamo noi stesse in mezzo a loro, nel racconto all’inizio del Vangelo di Luca. Il brano ha un particolare significato e diviene vitale per noi, sia come cristiane che come Suore della Provvidenza, in questo anno doppiamente dedicato alla Vocazione e alla Vita Consacrata.

Il Natale è tempo di stupore e di profonda gratitudine; un tempo per riscoprire la gioia nel condividere la nostra fede e penetrare nella solennità del “Verbo che si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. La ‘Storia di Natale’ raccontata da Luca ci trasmette la verità profonda che Gesù, il Figlio di Dio, il nostro Salvatore, è venuto nel mondo, adempiendo così la parola dell’angelo a Maria: “Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te … Non temere Maria, concepirai un figlio, Gesù… il Figlio dell’Altissimo”. (Lc. 1, 28) “Gesù medesimo, Vangelo di Dio, è stato assolutamente il primo e il più grande evangelizzatore”. (Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, 7)

 

Questo stesso messaggio, portato dagli angeli, è per noi oggi.

La <grande gioia> viene annunciata per la prima volta a semplici ed umili pastori e, benché la Bibbia generalmente ritrae i pastori in modo positivo, la società del tempo spesse volte li guardava sfavorevolmente, come capita ai senza fissa dimora oggi. Questi pastori, questi uomini pratici e coi piedi per terra, che stanno guardando e custodendo le loro pecore, sono già ben svegli: “C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge”. Essi sono sopraffatti dalla paura e sorpresi dall’apparizione dell’angelo, “ma l’angelo disse, ‘Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo. Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”. ‘Per voi’ è riferito a tutti : giovani e vecchi, ricchi e poveri, sani e malati, forti e deboli.

 

Ci chiediamo: possiamo anche noi oggi aprire il cuore e soffermarci su questo evento prodigioso del Figlio di Dio che viene sulla terra, per abitare in mezzo a noi, per condividere la nostra umanità? “Ma non c’è nuova umanità, se prima non ci sono uomini nuovi, della novità del battesimo e della vita secondo il Vangelo”. (Evangelii Nuntiandi, 18)

 

Quando sono soli, dopo l’intervento divino dell’angelo, i pastori hanno un momento di discernimento: “i pastori dicevano fra loro, ‘andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere,” ed essi vanno! Questo è il primo slancio del Natale. Essi vanno in fretta per vedere Gesù – sicuramente in modo diverso dalla frenesia del Natale con la quale siamo abituate oggi. Possiamo imparare da queste persone semplici: ascoltano la Parola di Dio fatta conoscere dall’angelo e immediatamente la trasformano in azione. Non aspettano fino al mattino, né chiedono indicazioni più chiare.

“Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia”, perché come ci racconta Luca precedentemente: “mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per Maria i giorni del parto”, ma non c’è posto per questa famiglia in un normale alloggio, dove soggiornano i viaggiatori. In questo momento così importante della loro vita sono ‘senza casa’, ma trovano “un luogo dove il Figlio dell’uomo … Dio, può posare il capo” in una màdia per alimentare gli animali, in una mangiatoia. (Un’idea questa che vedremo in un altro momento)

Possiamo anche noi oggi trovare Gesù e lasciare quelle ‘reti’ che ci siamo create da noi stesse?

Papa Francesco esprime così questo interrogativo: “dobbiamo domandarci ancora, Gesù è davvero il primo e l’unico amore, come ci siamo prefissi quando abbiamo professato i nostri voti? Soltanto se è tale, possiamo e dobbiamo amare nella verità e nella misericordia ogni persona che incontriamo sul nostro cammino, perché avremo appreso da Lui che cos’è l’amore e come amare: sapremo amare perché avremo il suo stesso cuore”. (Messaggio per l’Anno della Vita Consacrata)

Gli stessi sentimenti li troviamo anche in Rosmini: “…teniamo questo pensiero diretto e tutto inteso nello stesso Signor nostro, via sicura, per la quale muovere il nostro passo, e verità effettiva, e vita della vita nostra, bene d’ogni nostro bene. Insomma AMIAMO e non cerchiamo altro, non cerchiamo né pure che cosa ne venga a noi dal nostro amore, contenti d’amare, d’amare, dico, Gesù solo in se stesso, ed in tutti i suoi fratelli, le sue membra, in tutte le membra del suo mistico corpo, la Chiesa. (E.A vol 3, Lett 994).

Dio si serve dei pastori per narrare al mondo di Maria e del suo Figlio appena nato. I pastori sono i primi testimoni cristiani, i primi evangelizzatori che diffondono la buona notizia del Verbo fatto carne. Quando vedono Gesù Cristo, non possono non parlare di lui, ne diffondono la notizia, rivelando a tutti chi hanno incontrato. Non solo obbediscono immediatamente alla Parola di Dio, ma vanno oltre, parlando agli altri di Gesù. “E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. … I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.” I pastori credono e rispondono spontaneamente, con gioia; diffondono la buona notizia agli altri, lodando Dio per tutto quanto Egli ha fatto.

Che dire di noi? Trovare Gesù è un privilegio, è un onore? I nostri cuori ci ‘ardono nel petto’ mentre lo scopriamo? (cf Lc 24,32) C’è il desiderio di raccontare agli altri il ‘Dono’ che abbiamo ricevuto e la gioia interiore che sperimentiamo? Siamo incoraggiati dal Beato Paolo V1 il quale ci dice che la “Buona Novella di Gesù Cristo è proclamata in virtù di due consegne fondamentali: «rivestitevi dell’uomo nuovo» e «lasciatevi riconciliare con Dio». (Evangelii Nuntiandi, 2) Una volta che abbiamo incontrato Gesù, non possiamo fare a meno di ‘vivere in un modo diverso’ e ‘svegliare il mondo’ con la nostra gioia e il nostro servizio gioioso: “l’efficacia apostolica della Vita Consacrata non dipende dall’efficienza e dalla potenza dei suoi mezzi. È la vostra vita che deve parlare, una vita dalla quale traspare la gioia e la bellezza di vivere il Vangelo e di seguire Cristo”. (Messaggio per l’Anno della Vita Consacrata )

Il miglior augurio che posso fare a voi e a me stessa per questo Santo Natale è di riflettere in preghiera e con gratitudine sull’annuncio riportato da Luca, con una rinnovata comprensione, ed ascoltando con cuore aperto ciò che il Signore ci sta dicendo.Abbiamo la possibilità di accogliere in noi stesse, come Maria, il miracolo del Verbo fatto carne e venuto ad abitare in noi (Gv. 1,14), facendo tesoro di tutte queste cose meditandole nel nostro cuore.Inoltre possiamo far nostra un po’ della gioia dei pastori e condividerla con chi ci sta accanto.

Ringraziamo Dio per i tanti segni di vita nuova che in India e in Africa ci saranno quest’anno con le Prime Professioni e quelle Perpetue, le nuove novizie e postulanti. Se siamo veramente affascinate dall’amore di Dio e crediamo nella bellezza della nostra vocazione, altre vorranno condividere la nostra gioia, nella sua vigna. Facciamoci coraggio nel chiedergli questo dono.

Preghiamo con Maria, Madre di Gesù,

perché ci dia un po’ della sua gioia così che anche noi possiamo cantare:

 

«L’anima mia magnifica il Signore

e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.

Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome! » (Lc.1).

Quando i pastori, lodando Dio, lasciano la grotta e tornano ad accudire le loro pecore, allora il messaggio del Natale inizia davvero: anche noi possiamo ‘ricolmare di beni’ il vuoto di coloro che sono affamati nel corpo e nello spirito.

Buon Natale e felice Anno Nuovo.


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