
Dalla PAROLA di DIO
Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: “Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva”. Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui.
(Gv 7, 37-39)
Dai DOCUMENTI della CHIESA
Il cammino che la vita consacrata è chiamata a intraprendere all’inizio del nuovo millennio è guidato dalla contemplazione di Cristo, con lo sguardo «più che mai fisso sul volto del Signore». (Novo Millennio ineunte, 16). Ma dove contemplare concretamente il volto di Cristo? Vi è una molteplicità di presenze che occorre scoprire in maniera sempre nuova.
Egli è realmente presente nella sua Parola e nei Sacramenti, in modo specialissimo nell’Eucaristia. Vive nella sua Chiesa, si rende presente nella comunità di coloro che sono uniti nel suo nome. È di fronte a noi in ogni persona, identificandosi in modo particolare con i piccoli, i poveri, chi soffre, chi è più bisognoso. Viene incontro in ogni avvenimento lieto o triste, nella prova e nella gioia, nel dolore e nella malattia.
La santità è il frutto dell’incontro con Lui nelle molte presenze dove possiamo scoprire il suo volto di Figlio di Dio, un volto sofferente e, nello stesso tempo, il volto del Risorto. Come egli si rese presente nel quotidiano della vita, così ancora oggi è nella vita quotidiana dove egli continua a mostrare il suo volto. Occorre uno sguardo di fede per riconoscerlo, dato dalla consuetudine con la Parola di Dio, dalla vita sacramentale, dalla preghiera e soprattutto dall’esercizio della carità perché soltanto l’amore consente di conoscere appieno il Mistero.
Possiamo richiamare alcuni luoghi privilegiati in cui si può contemplare il volto di Cristo, per un rinnovato impegno nella vita dello Spirito. Sono questi i percorsi di una spiritualità vissuta, impegno prioritario in questo tempo, occasione di rileggere nella vita e nell’esperienza quotidiana le ricchezze spirituali del proprio carisma in un contatto rinnovato con le stesse fonti che hanno fatto sorgere, dall’esperienza dello Spirito dei fondatori e delle fondatrici, la scintilla della vita nuova e delle opere nuove, le specifiche riletture del Vangelo che si trovano in ogni carisma.
(Congreg. per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, Ripartire da Cristo. Un rinnovato impegno della vita consacrata nel terzo millennio, n. 23)
Dagli SCRITTI del Beato ANTONIO ROSMINI
Accontentarci sempre del nostro stato presente, come quello nel quale possiamo possedere il Signore, cioè il nostro tutto, non preoccupandoci del futuro ma aspettandolo dal Signore senza fare su di esso provvedimenti o conti umani: questa deve essere una delle massima fondamentali della nostra condotta, direi che è una delle nostre massime di stato.
Le ragioni che più intimamente dimostrano la necessità di questa regola di condotta quando sono pienamente comprese diventano molto potenti e possono mantenerci coerenti con noi stessi e stabili nel nostro operare. Esse sono le seguenti:
1°. Il rispetto profondo da noi dovuto alla divina Provvidenza, che dobbiamo costantemente adorare, contenti di conoscere quanto Dio ci viene successivamente manifestando.
2°. La certezza della bontà di Dio che, sebbene operi in modo recondito e spesso completamente diverso da quello che noi pensiamo, qualunque cosa faccia è sempre per il nostro maggior bene;
3°. L’intima persuasione del nostro nulla, della nostra fallacia, mobilità e naturale incostanza.
4°. La viva fede in Dio, cioè della sua grandezza, del sommo bene, del tutto che egli è per noi.
L’operare in coerenza a questa massima richiede una continua meditazione e vigilanza perché quanto più le massima sono generali, tanto più sono semplici e facili da capirsi, ma nella loro applicazione
sono tanto più difficili perché interessano un’ampia sfera. Il dedurne le conseguenze pratiche è ciò che spiega la forza della massima medesima e la presenta in tutto il suo possente splendore.
(A don G.B. Loewenbruck a Domodossola, da Recoaro, agosto 1828, EC vol. II, lett. 878, p. 544- 545)
PREGHIAMO (Sl 118, 19-29)
Apritemi le porte della giustizia:
voglio entrarvi e rendere grazie al Signore.
È questa la porta del Signore,
per essa entrano i giusti.
Ti rendo grazie, perché mi hai esaudito,
perché sei stato la mia salvezza.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta testata d’angolo;
ecco l’opera del Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno fatto dal Signore:
rallegriamoci ed esultiamo in esso.
Dona, Signore, la tua salvezza,
dona, Signore, la vittoria!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore;
Dio, il Signore è nostra luce.
Ordinate il corteo con rami frondosi
fino ai lati dell’altare.
Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie,
sei il mio Dio e ti esalto.
Celebrate il Signore, perché è buono:
perché eterna è la sua misericordia.
ANNO PASTORALE 2014 -2015
FORMAZIONE PERMANENTE
ISTITUTO DELLA CARITÀ
SUORE DELLA PROVVIDENZA ROSMINIANE
[iframe width=”560″ height=”315″ src=”http://www.youtube.com/embed/Qjnc0H8utks” frameborder=”0″ allowfullscreen ]