CONGREGAZIONE
SUORE DELLA PROVVIDENZA ROSMINIANE
Via Aurelia, 773
ROMA
Roma, 19 Aprile 2015
“si avverte nella coscienza la chiamata a toccare la miseria umana …
e a mettere in pratica il comandamento dell’amore”.
(Papa Francesco)
Carissime Sorelle,
vi chiedo innanzitutto di leggere questa mia comunicazione, di riflettere insieme su di essa, e di inviarmi i vostri suggerimenti anche brevi, grazie.
La Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, in seguito all’appello di Papa Francesco agli Istituti religiosi, lo scorso mese aveva inviato ai Superiori e alle Superiore Generali una Lettera toccante, a firma del Cardinale João Braz de Aviz, Prefetto della Congregazione e Mons. José Rodriguez Carballo, OFM, Arcivescovo Segretario. Con essa si invitavano i responsabili delle diverse Congregazioni ad un Meeting -che si è tenuto lo scorso 15 aprile-, al fine di trovare insieme, come consacrati, risposte concrete ai bisogni dei tanti Migranti e Rifugiati che arrivano alle nostre città, e particolarmente a Roma.
Nella Lettera sono ribadite le parole di Papa Francesco: “l’Anno della Vita Consacrata ci interroga sulla fedeltà alla missione che ci è stata affidata. I nostri ministeri, le nostre opere, le nostre presenze, rispondono a quanto lo Spirito ha chiesto ai nostri Fondatori, sono adeguati a perseguirne le finalità nella società e nella Chiesa di oggi? C’è qualcosa che dobbiamo cambiare? Abbiamo la stessa passione per la nostra gente, siamo ad essa vicini fino a condividerne le gioie e i dolori, così da comprendere veramente le necessità e poter offrire il nostro contributo per rispondervi?”
Papa Francesco, in più occasioni, ci invita ad evitare i pettegolezzi, le gelosie e le meschinità nella vita comunitaria e ci esorta: “Non ripiegatevi su voi stessi, non lasciatevi asfissiare dalle piccole beghe di casa, non rimanete prigionieri dei vostri problemi. Questi si risolveranno se andrete fuori ad aiutare gli altri a risolvere i loro problemi e ad annunciare la buona novella. Troverete la vita dando la vita, la speranza dando speranza, l’amore amando. Aspetto da voi gesti concreti di accoglienza dei rifugiati, di vicinanza ai poveri, di creatività nella catechesi, nell’annuncio del Vangelo, nell’iniziazione alla vita di preghiera. Di conseguenza auspico lo snellimento delle strutture, il riutilizzo delle grandi case in favore di opere più rispondenti alle attuali esigenze dell’evangelizzazione e della carità, l’adeguamento delle opere ai nuovi bisogni.”
Come consacrate non ci dovremmo sottrarre ad una seria verifica circa la nostra presenza nella vita della Chiesa, a “rispondere alle continue e nuove domande che si levano attorno a noi, al grido dei poveri”, ma dovremmo ad essere pronte “a perseguire una sincera sinergia con tutte le vocazioni della Chiesa”, uscendo con maggior coraggio dai confini del proprio Istituto per elaborare insieme progetti comuni di evangelizzazione, di interventi sociali”.
Nel suo messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2015, Papa Francesco scrive che “alla globalizzazione del fenomeno migratorio occorre rispondere con la globalizzazione della carità e della cooperazione, in modo da umanizzare le condizioni dei migranti”.
La spinta principale ricevuta all’Incontro, facendo nostro l’appello del Papa, è quella di vivere il Vangelo. Durante l’Incontro il Cardinale sintetizzava quanto le diverse Congregazioni, singolarmente, già fanno per i senza tetto, offrendo loro pasti caldi, una sala o alcune stanze, una casa o creando degli spazi per chi non ha nulla. Alcune Sorelle collaborano con i grandi Centri, ad esempio il Centro Astalli, la Comunità di S. Egidio, la Caritas …Ma il Cardinale andava oltre: “Lavoriamo già con i poveri, i senza tetto, ma come persone consacrate che cosa possiamo fare di più? Siamo in grado di coordinare il lavoro, di raggiungere i nostri fratelli e le nostre sorelle che vivono qui in Roma?”
Diversi suggerimenti pratici sono stati presentati durante l’Incontro:
il primo passo importante e pratico è, per le varie Congregazioni, quello di lavorare insieme; non necessariamente vivere sotto lo stesso tetto, ma mettere in comune le diverse idee e risorse; istituire una Commissione ristretta che raccolga e concretizzi le disponibilità di tempo, di ambienti, di risorse; promuovere la collaborazione con i volontari, i medici, dentisti e gli altri operatori; essere coinvolte nel campo sanitario ed educativo, come il prendersi cura della persona, l’insegnamento della lingua italiana, la catechesi, ecc.
La prima cosa che tutte possiamo fare è educare noi stesse, comprendere le diverse situazioni – entrare cioè nei ‘panni’ di queste persone per arrivare ad aiutare, di certo con la nostra preghiera e la sollecitudine. Questo, come il Cardinale ha più volte ribadito, “ci aiuterà a crescere nella nostra conversione personale”. Dobbiamo essere consapevoli che ciò “richiede di creare una nuova mentalità che pensi in termini di comunità, di priorità della vita di tutti rispetto all’appropriazione dei beni da parte di alcuni”.
Chiediamo a Maria e a Giuseppe, che hanno sperimentato la condizione dei rifugiati, di aiutarci ad allargare le dimensioni del nostro cuore in modo di manifestare la tenerezza di Dio verso l’intera famiglia umana.
Preghiamo con le parole di Papa Francesco:
“Ringraziamo insieme il Padre, che ci ha chiamati a
seguire Gesù nell’adesione piena al suo Vangelo
e nel servizio della Chiesa,
e ha riversato nei nostri cuori lo Spirito Santo
che ci dà gioia e ci fa rendere testimonianza al mondo intero
del suo amore e della sua misericordia”.
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