L’editoriale : di Sr. Luisangela Bertogli
In tempi diversi abbiamo celebrato o celebriamo gli anniversari di fondazione di nostre comunità: Domodossola, Borgomanero, Biella, Intra, … Anche Maharasthra sta compiendo il suo primo lustro di fondazione. Abbiamo chiesto a sr. Luisangela, la nostra appassionata storica e ricercatrice, di rispondere ad alcune domande che ci siamo poste:
Cosa vuol dire per noi rosminiane celebrare il passato? Perché dobbiamo ricordare e ringraziare? Cosa centra davanti ad un futuro che cambia velocemente e radicalmente?
Sono provocazioni indotte non solo dalle diverse manifestazioni, ma soprattutto dalla lettera del Papa ai religiosi nell’anno della vita consacrata: “guardare il passato con gratitudine”, “vivere il presente con passione”, “abbracciare il futuro con speranza”.
Perché celebriamo gli anniversari di fondazione delle nostre case?
Ogni sorella deve chiederlo a sé e condividerlo con la propria comunità e supplicare il Signore di compiere in noi ciò che la sua volontà desidera.
Fare memoria non consiste nel dire tante preghiere, ma nel vivere nella quotidianità di ogni giorno ciò che il Signore ci ha donato gratuitamente, ed ha voluto si compisse per noi dal 1831 ad oggi 2016.
Solo allora ci stupiremo nel prendere coscienza e ricordare le circostanze, le persone che il buon Dio ha scelto per compiere il suo disegno.
Prima sorpresa: il Signore per le sue opere sceglie chi vuole.
Il primo scelto dal Signore fu don Giovanni Battista Loewenbruk, un arruffone, sconsiderato, precipitoso, un disubbidiente, ma che affascinò Rosmini per il suo zelo e per la sua umiltà. Fu proprio lui che spinse don Antonio a fondare l’Istituto della Carità, fu lui che trascinò una schiera di giovani “contadine rozze ed inette ad essere sgrossate”, come lo rimproverò il Superiore.
Per queste poverette arrivarono dalla Francia due maestre Madre Teodora Collin e Suor Xaveria Droin, che abituate ad una regolarità stabile, ad un genere di vita agiata, non sopportarono l’ignoranza delle novizie, la ristrettezza della casa, la scarsità della mensa e lamentandosi in continuazione non seppero scoprire le perle che il Signore aveva loro donato: suor Eusebia Alvazzi, Suor Maria Giovanna Antonietti, Suor Francesca Parea.
Le francesi incapaci di sopportare i sacrifici, che chiedeva il compito che il Signore aveva loro affidato, furono richiamate a Portieux dal Padre Feys, un santo uomo di Dio, lasciarono così le novizie senza guida.
Tutto quello che c’è di buono in questa società dev’essere attribuito ai lumi dello Spirito Santo. A. Rosmini in Proemio Costituzioni Istituto della Carità
Da questa povera umanità siamo nate noi, Suore Rosminiane. Nel 1932- 33 si fondarono le prime opere: Locarno, Intragna. Torino, Casa Barolo fu tutta opera truffaldina di don Giovanni.
Lo Spirito Santo rivelò la sua potenza in suor Eusebia, suor Giovanna, suor Francesca Parea, che con suor Anastasia Samonini fu scelta per spalancare il minimo istituto alla missione ad gentes in una nazione straniera, protestante, di cui non conoscevano la lingua, travagliata da una rivoluzione industriale, che aveva per finalità l’arricchimento di una borghesia sempre più rapace.
Mandaci i tuoi eroi
Poi Rosmini costretto dalle circostanze ad adottarci ci fece sue. Fu padre e legislatore, seppe contemperare la richiesta dell’ubbidienza fino al sacrificio, con la tenerezza più delicata di chi sa riconoscere le forze e compatire le debolezze delle persone.
Come Rosmini ci insegna a fare memoria
A pag. 174 del primo tentativo del Padre fondatore di darci una Regola scrisse di suo pugno: “Prima però di cominciare le Regole debbo dichiararvi che voi siete nate e siete state abbandonate nelle braccia della Divina Provvidenza e debbo altresì farvi conoscere chi fu quella che dalla divina Provvidenza del Signore ottenne l’esecuzione di quest’ opera e la condusse fin qui. Ella è la più grande tra le figlie di essa Provvidenza, quella che venne costituita Madre nostra sotto la croce”.
RINGRAZIARE
Sicuramente, perché la gratitudine è un sentimento di affettuosa riconoscenza per un bene che ci è stato donato, senza nostro merito e che genera in noi un sentimento di riconoscenza.
La coscienza che non ci siamo fatti da noi, ma che tutto ci è stato dato in dono, fa sgorgare un atteggiamento di gratitudine che genera le nostre azioni.
Questa gratuità mantiene nel presente i fatti e le cose nate nel passato; così che ognuno di noi nel presente si arricchisce di tutto ciò che gli altri hanno fatto ieri e cento anni fa.
Questo è il centuplo promesso da Gesù a chi lo segue lasciando parenti e casa. E’ una ricchezza più potente di tutti i rapporti umani, un modo di guardare il creato, le persone, me stessa, è il modo in cui imploro: “Signore, perdona a me peccatore” e questo mi rende più vero, perché sono veramente peccatore.
Da questa sorgente scaturisce una fecondità che è comunicazione del proprio essere, della propria intelligenza, della volontà, del cuore, del proprio tempo, della propria vita.
E’ dire: “ Signore insegnami a dare la vita per le mie sorelle. Gesù io non sono capace, però se vuoi, puoi compiere in me la tua opera. Ti supplico: “Crea in me Domine quod vis. Padre tu vedi il fondo dell’anima mia, Fammi Buona”!
VIVERE IL PRESENTE CON PASSIONE E
ABBRACCIARE IL FUTURO CON SPERANZA
Guardando la nostra realtà nella vecchia Europa, può invaderci la tristezza, l’ansia, ma può anche essere un’indicazione della Provvidenza che ci suggerisce: Vi faccio vivere questo momento duro, perché voglio che comprendiate quanto io vi ho amato, perché non dimentichiate che la modalità da me scelta per redimervi è stata la morte del mio Figlio diletto. Ma il Figlio è risorto!
Il seme che è stato gettato e ha dato frutti in Africa e in India terre di martiri, di poveri che ci richiamano la nostra origine: nate per i poveri.
Allora la nostra storia è la continuità della risurrezione di Cristo. Ogni luogo, ogni momento della storia è per noi la modalità con cui si compie il mistero della passione, morte e resurrezione.
Al termine della storia il mondo e noi comprenderemo ciò che Dio ha voluto manifestare con la grazia, colma d’affetto con cui ha riempito il nostro cuore.
P.S.
Nella prima foto: Padre Clemente Rebora mentre celebra la Messa; egli è una delle persone che ha vissuto più profondamente il carisma rosminiano.
Nella seconda foto: (Giuseppe Craffonara -. I metà sec. XIX – datato 1835) la Madonna Addoloratavoluta da Rosmini per la casa Natale. La congregazione delle suore rosminiane è stata consacrata dal Beato Rosmini a Gesù Crocifisso e all’Addolorata sua madre.