
Mie care Sorelle …
Mie care Sorelle,
in questo augurio pasquale voglio riflettere con
voi su un tema che è il filo conduttore nel Vangelo della prossima
Veglia pasquale, unitamente ad alcune riflessioni prese da Papa
Francesco e Benedetto XVI. Per iniziare, collochiamoci nel conte-
sto, con uno sguardo aperto, per cogliere in che modo Dio entra
nella nostra umanità; per questo motivo sono qui sottolineate al-
cune parole che mettono in evidenza la bontà misericordiosa di
Dio.
“È proprio del mistero di Dio agire in modo sommesso. Solo pian
piano Egli costruisce nella grande storia dell’umanità la sua storia.
Diventa uomo ma in modo da poter essere ignorato dai contem-
poranei, dalle forze autorevoli della storia. Patisce e muore e, co-
me Risorto, vuole arrivare all’umanità soltanto attraverso
la fede dei suoi ai quali si manifesta. Di continuo Egli bussa
sommessamente alle porte dei nostri cuori e, se gli apriamo,
lentamente ci rende capaci di ‘vedere’”. (Gesù di Nazaret. Joseph
Ratzinger—Benedetto XVI)
Il mistero dell’Incarnazione ci riempie di grande ammirazione: me-
ditando un singolo aspetto siamo inestricabilmente afferrate dal
Cristo totale, il quale nascendo in una semplice mangiatoia diven-
ta povero, così che noi possiamo diventare ricchi; avanzando ver-
so il Calvario dona se stesso completamente per salvarci; e risor-
gendo dalla morte noi possiamo vivere una nuova vita in Lui.
Il Mistero Pasquale è essenzialmente un processo di morte e di
risurrezione: possiamo vedere ciò intorno a noi e nella nostra
stessa vita. Per esempio, ogni anno passando da una stagione
all’altra viviamo il ciclo di morte e di risurrezione: dopo l’inverno,
quando tutto sembra morto, si fa strada la primavera; in alcuni
Paesi sbocciano con naturalezza nuovi germogli accanto ai vec-
chi. Siamo circondati dalla nuova vita: piccoli fili di erba fresca
premono per uscire dal terreno ghiacciato e gli alberi iniziano a
mettere fuori nuovi germogli. Noi pure siamo parte della natu-
ra ed impariamo che tutta la vita ha un ritmo di morte e di ri-
surrezione. Oltre all’esperienza delle varie stagioni e del pro-
cesso di decadimento e di nuova nascita, noi pure costante-
mente sperimentiamo ‘il nostro morire e risorgere’. Da Gesù
sappiamo con certezza che una nuova vita può venire dalla
morte; che possiamo trovare il senso della nostra vita pur vi-
vendo difficoltà o fragilità, e che Dio è sempre con noi nei mo-
menti buoni e meno buoni, perché “la risurrezione di Cristo
non è una cosa del passato; contiene una forza di vita che ha
penetrato il mondo. Dove sembra che tutto sia morto, da ogni
parte tornano ad apparire i germogli della risurrezione… Ogni
giorno nel mondo rinasce la bellezza, che risuscita trasformata
attraverso i drammi della storia. I valori tendono sempre a
riapparire in nuove forme, e di fatto l’essere umano è rinato
molte volte da situazioni che sembravano irreversibili. Questa è
la forza della risurrezione e ogni evangelizzatore è uno stru-
mento di tale dinamismo”. (Evangelii Gaudium, 276)
Noi comprendiamo qualcosa della potenza della risurrezione
da “Maria di Magdala e l’altra Maria”: esse visitando la tomba
all’alba diventano le prime “evangelizzatrici”: “L’angelo disse
alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il cro-
cifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere
il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepo-
li: È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo ve-
drete. Ecco, io ve l’ho detto». Abbandonato in fretta il sepolcro,
con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio
ai suoi discepoli. Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo:
«Salute a voi». Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo ado-
rarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annun-
ziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno»”.
(Matt: 28, 5-10)
Queste donne hanno personalmente fatto esperienza dell’inse-
gnamento e dell’azione risanante di Gesù e sono rimaste con lui
ai piedi della Croce; sono le prime ad andare al sepolcro di buon
mattino. Disorientate e con il cuore addolorato vengono per
prendersi cura ed ungere il corpo di Gesù; invece trovano un
nuovo inizio. Una volta ascoltato il messaggio dell’angelo con la
notizia che Gesù è risorto, credono e iniziano a correre, piene di
gioia, per raccontare l’accaduto ai discepoli. Inaspettatamente
Gesù le sorprende – viene a loro incontro e la loro vita si tra-
sforma per sempre. Si inchinano in adorazione, ‘gli abbracciano
i piedi e lo adorano’ – troviamo qui gli stessi sentimenti espressi
dai Magi all’inizio della vita di Gesù: “prostratisi lo adoraro-
no” (Mt 2,11). Maria Maddalena e l’altra Maria conoscono Ge-
sù, ma non una qualsiasi conoscenza di lui, e Gesù conosce loro
– il loro passato e il presente – ed ora dona loro una vita nuova.
Gesù affida loro una missione, di uscire dalla loro estasi, ‘di non
aver paura’ e di ‘andare a dire’ al mondo ciò che hanno visto.
In che modo io faccio esperienza della Risurrezione?
Sono consapevole di essa in modo reale o ho solo un’idea vaga?
In che modo mi coinvolge nella mia vita di ogni giorno?
All’inizio dell’Anno liturgico siamo state incoraggiate a rivedere
il nostro “incontro con Gesù”, stando con Maria, mentre lei
attendeva la nascita di suo Figlio. Ora abbiamo la possibilità di
sperimentare nuovamente la risurrezione del Figlio di Dio, come
le donne del Vangelo, e “rinnovare oggi stesso l’incontro perso-
nale con Gesù Cristo o, almeno, prendere la decisione di lasciarci
incontrare da Lui” (Evangelii Gaudium, 3). Il Mistero Pasquale è
parte della nostra vita quotidiana; è la forza motivante di tutto
ciò che siamo e, di conseguenza, di tutto ciò che facciamo. La
risurrezione non è semplicemente qualcosa che è accaduto
2000 anni fa; essa riguarda come viviamo oggi. Come è stato
per le donne del Vangelo, così è per noi: una chiamata alla vita
nuova; una chiamata alla santità e all’integrità; una chiamata
alla missione.
Secondo questa prospettiva, possiamo capire e vivere più pie-
namente – qualunque sia l’età o la fase della nostra vita – le pa-
role di Papa Francesco: “La missione al cuore del popolo non è
una parte della mia vita, o un ornamento che mi posso togliere,
non è un’appendice, o un momento tra i tanti dell’esistenza. E’
qualcosa che non posso sradicare dal mio essere se non voglio
distruggermi. Io sono una missione su questa terra, e per que-
sto mi trovo in questo mondo. Bisogna riconoscere sé stessi co-
me marcati a fuoco da tale missione di illuminare, benedire, vi-
vificare, sollevare, guarire, liberare”. Come le donne incomin-
ciando il loro cammino di risurrezione mostrano la viva fede
nelle parole di Gesù, ‘non abbiate paura’, così anche noi credia-
mo perché “Cristo risorto e glorioso è la sorgente profonda del-
la nostra speranza, e non ci mancherà il suo aiuto per compiere
la missione che Egli ci affida” (Evangelii Gaudium, 273, 275).
Per mezzo della risurrezione ci rendiamo conto, con maggiore
consapevolezza, della vita che abbiamo scelto perché la risurre-
zione di Gesù non è semplicemente un concetto da intendere,
ma una Persona da conoscere. Il mistero di Gesù diventa col
nostro battesimo, il nostro mistero. San Paolo chiede “O non
sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo
stati battezzati nella sua morte ? Per mezzo del battesimo sia-
mo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre,
così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Rom
6, 3-4). < Non sapete voi…? > Possiamo passare sopra questa do-
manda e dare per scontato l’importanza del nostro Battesimo. A
volte col nostro modo di vivere dimostriamo di non riconoscere il
dono prezioso che ci è stato donato nel Battesimo; il nostro impe-
gno battesimale non è un semplice impegno preso una volta ma,
immersi nella risurrezione di Gesù, è l’itinerario di tutta la vita, un
impegno di fedeltà e di benedizione. La nostra “relazione filiale
con Dio non è come un tesoro che conserviamo in un angolo della
nostra vita, ma deve crescere, dev’essere alimentata ogni giorno
con l’ascolto della Parola di Dio, la preghiera, la partecipazione ai
Sacramenti, specialmente della Penitenza e dell’Eucaristia, e la
carità. …ogni giorno dobbiamo lasciare che Cristo ci trasformi e ci
renda come Lui; vuol dire cercare di vivere da cristiani, cercare di
seguirlo, anche se vediamo i nostri limiti e le nostre debolezze. …
Essere risorti con Cristo mediante il Battesimo, con il dono della
fede, ci porti a cercare maggiormente le cose di Dio, a pensare di
più a Lui, a pregarlo di più…sentendoci amati da Lui, la nostra vita
sarà nuova, animata dalla serenità e dalla gioia”. (Papa France-
sco, 10 Aprile 2013)
All’inizio di questo ‘Anno delle Vocazioni’, in ogni luogo, siamo
invitate ad incontrare il Signore Risorto e ad accogliere la sfida
offertaci da Papa Francesco, di vivere in pienezza la nostra vita,
come le donne che sono traboccanti di gioia per la risurrezione:
“dobbiamo avere noi per primi ben ferma questa speranza e dob-
biamo esserne un segno visibile, chiaro, luminoso per tutti. Il Si-
gnore Risorto è la speranza che non viene mai meno, che non de-
lude (cfr Rm 5,5)… Essere cristiani non si riduce a seguire dei co-
mandi, ma vuol dire essere in Cristo, pensare come Lui, agire co-
me Lui, amare come Lui; è lasciare che Lui prenda possesso della
nostra vita e la cambi, la trasformi, la liberi dalle tenebre del male
Alleluia!
A ciascuna di voi auguro una Felice Pasqua.
Aff. c.m.
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CONGREGAZIONE
SUORE DELLA PROVVIDENZA ROSMINIANE
Via Aurelia, 773
ROMA
ALLELUIA,
Cristo è Risorto!
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