Lettera Madre Pasqua 2016

Lettera Madre Pasqua 2016

Italy1.png Mie care Sorelle …
 


“Il Signore faccia brillare il suo volto su di te
e ti conceda pace”.
(Num. 6, 25-26)

Carissime Sorelle,
in questo sacro tempo dell’anno, noi avvertiamo un profondo senso di gratitudine che scaturisce sia dal dolore che dalla gioia.
Nelle ultime settimane mi risuonano alla mente le parole di un inno: “Noi contempliamo lo splendore di Dio risplendente sul volto di Gesù”.
Questa immagine mi porta a riflettere ulteriormente chiedendomi il perché alcuni volti rimangono nella nostra memoria, per una qualsivoglia ragione. Quando incontriamo qualcuno per la prima volta noi studiamo il volto di quella persona. E’ infatti possibile leggere dietro l’espressione del viso e coglierne, anche senza parole, la tristezza o la gioia. La Bibbia è ricca di esempi nei quali ‘contemplare il volto’ dell’altro è significativo ed i Salmi, in particolare, attirano la nostra attenzione sul ‘cercare il volto di Dio’. In questo particolare tempo liturgico, nel percorrere l’itinerario della Settimana Santa e del Triduo pasquale, siamo invitate a riflettere su alcuni momenti interconnessi tra loro, particolar-mente toccanti e che cambiarono la vita di coloro che ne furono coinvolti.
Iniziando la Quaresima, la Chiesa ha posto l’attenzione sullo ‘stare con il Signore’, chiamandoci ad ‘ascoltare’ e a ‘cambiare’. L’essere stata presente al Monte Calvario, proprio la vigilia della Quaresima, cercando di entrare nell’animo di Antonio Rosmini, mi fa ricordare che anche una breve visita alle montagne può portare con sé un’esperienza indescrivibile e cambiare la vita.
Proprio all’inizio del cammino quaresimale abbiamo sentito il racconto della ‘Trasfigurazione’ nel quale si racconta che Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, e “li condusse su un alto monte”. Qui “il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ascoltatelo!”. I disce-poli furono sopraffatti da questa esperienza e “caddero con la faccia a terra” (Mt, 17). Nel chiedere <Qual è il significato della trasfigurazione?>, Benedetto XVI risponde: “La Trasfigurazione è una rivela-zione della Persona di Gesù, della sua realtà profonda… Con questo evento i discepoli vengono prepa-rati al Mistero Pasquale di Gesù a superare la terribile prova della Passione e anche a comprendere bene il fatto luminoso della Risurrezione… E’ proprio in Lui che Dio si rivela e che rivela il suo volto agli Apostoli. Quindi, chi vuole conoscere Dio, deve contemplare il volto di Gesù, il suo volto trasfigurato: Gesù è la perfetta rivelazione della santità e della misericordia del Padre”. (20 marzo 2011)

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Nel suo ultimo Angelus, Benedetto XVI sottolinea che Gesù è trasfigurato mentre prega e vive una profonda relazione con il Padre… su un alto monte in compagnia dei discepoli. E continua, “L’esistenza cristiana… consiste in un continuo salire il monte dell’incontro con Dio, per poi ridiscendere portando l’amore e la forza che ne derivano, in modo da servire i nostri fratelli e sorelle con lo stesso amore di Dio”. E Benedetto sottolinea “questa Parola di Dio la sento in modo particolare rivolta a me, in questo momento della mia vita. Grazie! Il Signore mi chiama a “salire sul monte”, a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione.” (24 febbraio 2013)
Cosa dice il Signore a me oggi?
Passiamo alla seconda nitida scena: Pietro rinnega Gesù anche se era stato testimone del Signore tra-sfigurato; successivamente aveva promesso, “Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte”. (Lc 22, 33) Quando Gesù viene arrestato e portato via, Pietro lo segue ‘a distanza’. Subito dopo il suo triplice rinnegamento, Gesù lo incontra faccia a faccia: “Il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro” (Lc 22,61). Proprio guardando al suo tradimento, egli ‘ricordò’ ciò che Gesù gli aveva predetto ed immediatamente fuggì, “e uscito fuori, pianse amaramente.”
Pietro vide qualcosa nel volto di Gesù che gli trafisse il cuore. In quello sguardo vide la profondità del suo fallimento ed anche la profondità della compassione e del perdono di Gesù.
Papa Francesco commenta: “Quell’entusiasmo di seguire Gesù è diventato pianto, perché lui ha pec-cato: lui ha rinnegato Gesù. Quello sguardo cambia il cuore di Pietro, più di prima. Il primo cambia-mento è il cambio di nome e anche di vocazione. Questo secondo sguardo è uno sguardo che cambia il cuore ed è un cambio di conversione all’amore”.
“Qual è oggi lo sguardo di Gesù su me? Come mi guarda, Gesù? Con una chiamata? Con un perdono? Con una missione? Ma, sulla strada che Lui ha fatto tutti noi siamo sotto lo sguardo di Gesù. Lui ci guarda sempre con amore”. (22 Maggio 2015)
Il terzo momento riguarda Maria Maddalena. Maria è presente in ogni Vangelo negli avvenimenti relativi la Risurrezione: tutti e quattro gli evangelisti la nominano come una delle donne che andarono al sepolcro per prendersi cura del corpo di Gesù. La vita di Maria Maddalena cambiò profondamente quando riconobbe il suo bisogno di essere guarita da Gesù. L’attenzione amorevole per lui, l’essere presente alla crocifissione di Gesù, dimostra la sua risoluta fedeltà. Giovanni ci dice che Maria è in piedi ‘all’esterno, vicino al sepolcro piangendo’ e che ella esprime di nuovo la sua angoscia agli angeli “Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno messo”. Maria è alla ricerca di Gesù: lei crede che Egli è vivo. “Si voltò e vide Gesù che stava lì, ma non sapeva che era Gesù.” (Gv 20, 13-14).

Gesù risponde con delicatezza alla sua tristezza chiedendo per primo: “Perché piangi? Chi stai cer-cando?” e poi si rivela a lei chiamandola, “Maria!”. Maria allora si trova faccia a faccia con Gesù “Si voltò allora e gli disse in ebraico:” Rabbunì!” (Gv, 20,16)
“La storia di Maria di Màgdala richiama a tutti una verità fondamentale: discepolo di Cristo è chi, nell’esperienza dell’umana debolezza, ha avuto l’umiltà di chiedergli aiuto, è stato da Lui guarito e si è messo a seguirlo da vicino, diventando testimone della potenza del suo amore misericordioso, più forte del peccato e della morte”. (Benedetto XVI, 23 luglio 2006)
La risurrezione è un tempo di trasformazione gioiosa per ciascuna di noi. “Ogni mattino mi è dato di percepire qualcosa del mistero, respirare Cristo risorto, incontrare qualcosa della risurrezione là, in ogni umile aurora, quando mi si rivela la sorprendente freschezza della vita, quando inizia qualcosa di

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nuovo, quando Lui mi aiuta ad avanzare senza disperare, a vivere una vita non addormentata. E mi precede su vie di pace. (Ermes M. Ronchi)
Qual è la mia reazione quando mi trovo faccia a faccia con il Risorto?
La nostra fede è sempre nella Provvidenza di Dio, qualunque cosa accada nel mondo o nella nostra vita. Ciò significa “credere in Dio, credere che veramente ci ama, che è vivo, che è capace di intervenire misteriosamente, che non ci abbandona, che trae il bene dal male con la sua potenza e con la sua infi-nita creatività. Significa credere che Egli avanza vittorioso nella storia insieme con «quelli che stanno con lui … i chiamati, gli eletti, i fedeli» (Ap 17,14). Il Regno di Dio è presente, viene di nuovo, combatte per fiorire nuovamente. La risurrezione di Cristo produce in ogni luogo germi di questo mondo nuovo; e anche se vengono tagliati, ritornano a spuntare, perché la risurrezione del Signore ha già penetrato la trama nascosta di questa storia, perché Gesù non è risuscitato invano. Non rimaniamo al margine di questo cammino della speranza viva!” (Evangelii Gaudium 278)
Il mio augurio per tutte noi in questa Pasqua è quello di ‘essere un riflesso’ dei sentimenti contenuti nelle parole dell’inno che così continua: … Noi contempliamo lo splendore di Dio che rifulge sul volto del Figlio. Oh, come la sua bellezza ci trasforma,
Lo stupore della continua Presenza… I cuori limpidi riflettono nell’intimo la luce del Tabor.
Sia questa Pasqua un tempo di gioiosa trasformazione
per le nostre famiglie, le nostre comunità e tra le nazioni tutte.

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