Lettera Madre 18 Novembre 2016

Lettera Madre 18 Novembre 2016

Italy1.png Mie care Sorelle …

 

CONGREGAZIONE
SUORE DELLA PROVVIDENZA ROSMINIANE
Via Aurelia, 773 ROMAMie 

Carissime Sorelle,
ci troviamo incamminate verso il 10° anniversario della Beatificazione di Antonio Rosmi-ni e, ancora oggi, vale la pena ricordare le parole dell’allora Vescovo di Novara, Mons. Renato Corti, con le quali presentava l’evento che si stava celebrando con “una prospettiva estremamente importante ”, come “l’apertura di orizzonti nuovi per un maggiore impegno nei molteplici campi della vita religiosa e civile”.

Egli concentrava così l’attualità del nuovo Beato:
“Rosmini, grazie proprio alla sua perspicacia e riflessione filosofica, spronò la Chiesa del suo tempo
– ad inserirsi nel mondo con coraggio, raccoglierne le sfide, nella luce del Vangelo,
– ad essere pronta a rispondere con coerenza di fede ai segni dei tempi che andavano emergendo e interpellavano la Chiesa Cattolica nella profondità della sua stessa esistenza.
– Egli sospinse la Chiesa sulla frontiera di una fede capace di farsi carico dei problemi dell’uomo, in tutte le sue dimensioni.

Rosmini “ci chiama a farci carico di alcune questioni di primo piano per la vita personale e sociale; ci dice che la superficialità non è Vangelo”.
Mons. Corti indicava il filosofo di Rovereto come «un amico e un compagno di strada, anche per tanti non credenti, in quanto cercò la verità con tutte le sue forze e fu sempre esempio di discrezione nei confronti de-gli altri, particolarmente vicino a chiunque sia in un atteggiamento autentico di ricerca». (Avvenire, 20 no-vembre 2007)

Ancora oggi, dieci anni dopo, il significato di queste parole risuona e ci richiama ‘ad aumentare la stima per la nostra fonte’. “Siamo chiamati però ad usufruire in crescendo, per primi e in abbondanza sempre mag-giore, della fonte rosminiana che Dio, sorgente di ogni santità, ha collocato nella Chiesa. Occorre attivare le opportune diramazioni e connessioni perché l’acqua pura scorra sempre più abbondante e raggiunga chi la sta aspettando”. (Lettera congiunta 2016)

A questo punto la prima domanda che potremmo seriamente chiederci riguarda <l’apertura di nuovi oriz-zonti per un maggiore impegno>:
o che differenza ha prodotto la Beatificazione di Antonio Rosmini – il Fondatore della Congregazione della quale sono membro e alla quale ho scelto di appartenere – nella mia sequela di Gesù e nella mia risposta alla sua chiamata nella vita quotidiana?
L’invito per tutte noi, carissime Sorelle, è quello di celebrare questo giorno nella gioia e con gratitudine.
La caduta delle foglie in autunno è un significativo promemoria del passare del tempo ed io, stupita, mi chiedo dove sia andato l’Anno della Misericordia?

Nella mia lettera per l’apertura del Giubileo, all’inizio dell’Avvento 2015 avevo posto questa domanda:
Che cosa significa questo Anno della Misericordia per noi?
Siamo state invitate, come cristiani, a far nostra la chiamata a “cambiare, saldi nella fede in Gesù Cristo, saldi nella verità del Vangelo…, e il nostro atteggiamento deve muoversi continuamente secondo i segni dei tempi…col silenzio, con la riflessione e con la preghiera.” (Papa Francesco, 23 ottobre 2015)

Nella Bolla “Misericordiae Vultus”, con la quale si annunciava l’Anno giubilare, si precisava che esso: “si concluderà nella Solennità liturgica di Gesù Cristo Signore dell’universo. In quel giorno, chiudendo la Porta Santa avremo anzitutto sentimenti di gratitudine e di ringraziamento verso la SS. Trinità per averci concesso questo tempo straordinario di grazia. Affideremo la vita della Chiesa, l’umanità intera e il cosmo immenso alla Signoria di Cristo, perché effonda la sua misericordia come la rugiada del mattino per una feconda storia da costruire con l’impegno di tutti nel prossimo futuro. Come desidero che gli anni a venire siano intrisi di misericordia per andare incontro ad ogni persona portando la bontà e la tenerezza di Dio! A tutti, credenti e lontani, possa giungere il balsamo della misericordia come segno del Regno di Dio già presente in mezzo a noi”.

L’augurio che possiamo farci è di essere, prima di tutto, ‘balsamo della misericordia’ l’una per l’altra.
La Porta Santa può essere chiusa, ma ‘l’Anno di Grazia’ deve continuare, in quanto la misericordia non è un’idea: essa si esprime nelle situazioni pratiche della vita quotidiana. Nella società contemporanea dove, nonostante il grande sviluppo, rimane un senso di disagio, un senso di vulnerabilità e di impotenza, c’è più che mai bisogno di Misericordia.
Possano questi sentimenti e le benedizioni dell’Anno della Misericordia continuare a lungo; nello stesso tempo, affidiamo il futuro alla Madre della Misericordia, a Colei che può vegliare sul nostro cammino.

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