Carissimi Padri, Fratelli, Suore della Providenza rosminiane, Figlia Adottivi e Ascritti,
vi scrivo in questo momento di emergenza sanitaria che sta toccando il mondo intero.
Abbiamo sospeso in tempo alcuni incontri programmati in marzo in Irlanda, in Italia e in Tanzania. Così abbiamo evitato qualche rischio per la salute nostra e di altri.
Non conoscendo quali saranno le condizioni nel prossimo futuro, e chi potrebbe essere toccato in prima persona, raccomando a me stesso e a ciascuno la maggiore attenzione a quanto può custodire la salute.
Un malato in più in questo caso di contagio, ha la terribile conseguenza di molti malati tra le persone vicine e molte persone che vengono coinvolte nelle cure.
Se manteniamo la nostra salute diamo un contributo alla salute pubblica. Fanno così i medici, i quali indossano le vesti e adottano i comportamenti necessari per non essere infettati e di conseguenza passare da donatori di cure a bisognosi di cure. Usiamo lo spirito di intelligenza e non cediamo a nessuna forma di ostentazione. Le Costituzioni (n.820), La Regola di Vita (n. 150), il Direttorio (n.123) aiutano a fare discernimento.
Non cediamo all’imprudenza di esporre noi stessi e altri a rischi che non siano evangelici. Se il Signore lo chiede dovremo essere più generosi del solito, e lo saremo solo con la sua grazia.
La preghiera dell’umile penetra le nubi. Con questa fiducia viviamo la presente congiuntura che anche dai mali corporali Dio sa trarre beni spirituali.
Roma, 7 marzo 2020.
Preposito generale
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