IL FONDATORE
Dalla PAROLA di DIO
Io dunque vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti. A ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo… Agendo secondo verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa tendendo a lui, che è il capo, Cristo. Da lui tutto il corpo, ben compaginato e connesso, con la collaborazione di ogni giuntura, secondo l’energia propria di ogni membro, cresce in modo da edificare se stesso nella carità. (Ef 4,1-7.15-16)
Dai DOCUMENTI della CHIESA
Ogni nostro Istituto viene da una ricca storia carismatica. Alle sue origini è presente l’azione di Dio che, nel suo Spirito, chiama alcune persone alla sequela ravvicinata di Cristo, a tradurre il Vangelo in una particolare forma di vita, a leggere con gli occhi della fede i segni dei tempi, a rispondere con creatività alle necessità della Chiesa. L’esperienza degli inizi è poi cresciuta e si è sviluppata, coinvolgendo altri membri in nuovi contesti geografici e culturali, dando vita a modi nuovi di attuare il carisma, a nuove iniziative ed espressioni di carità apostolica. È come il seme che diventa albero espandendo i suoi rami. Per i Fondatori e le Fondatrici la regola in assoluto è stata il Vangelo, ogni altra regola voleva essere soltanto espressione del Vangelo e strumento per viverlo in pienezza. Il loro ideale era Cristo, aderire a lui interamente, fino a poter dire con Paolo: «Per me il vivere è Cristo» (Fil 1,21). La domanda che siamo chiamati a rivolgerci è se e come anche noi ci lasciamo interpellare dal Vangelo; se esso è davvero il “vademecum” per la vita di ogni giorno e per le scelte che siamo chiamati ad operare. Esso è esigente e domanda di essere vissuto con radicalità e sincerità. Non basta leggerlo (eppure lettura e studio rimangono di estrema importanza), non basta meditarlo (e lo facciamo con gioia ogni giorno). Gesù ci chiede di attuarlo, di vivere le sue parole. Gesù, dobbiamo domandarci ancora, è davvero il primo e l’unico amore? I nostri Fondatori e Fondatrici hanno sentito in sé la compassione che prendeva Gesù quando vedeva le folle come pecore sbandate senza pastore e si sono posti al servizio dell’umanità a cui lo Spirito li mandava, nei modi più diversi. “La stessa generosità e abnegazione che spinsero i Fondatori devono muovere voi, loro figli spirituali, a mantenere vivi i carismi che, con la stessa forza dello Spirito che li ha suscitati, continuano ad arricchirsi e ad adattarsi, senza perdere il loro carattere genuino, per porsi al servizio della Chiesa e portare a pienezza l’instaurazione del suo Regno”(Giov. Paolo II).
Fondatori e fondatrici erano affascinati dall’unità dei Dodici attorno a Gesù, dalla comunione che contraddistingueva la prima comunità. Dando vita alla propria comunità ognuno di loro ha inteso riprodurre quei modelli evangelici, essere con un cuore solo e un’anima sola, godere della presenza del Signore .Vivere il presente con passione significa diventare “esperti di comunione”. Siamo chiamati ad offrire un modello concreto di comunità che, attraverso il riconoscimento della dignità di ogni persona e della condivisione del dono di cui ognuno è portatore, permetta di vivere rapporti fraterni. Siate dunque donne e uomini di comunione,(Lettera Apostolica del Santo Padre Francesco a Tutti i Consacrati, 21 novembre 2014)
Dagli SCRITTI del Beato ANTONIO ROSMINI
Il fine dell’Istituto della Carità è semplicissimo, è il bene o perfezione morale in tutta l’ estensione, il quale fine sta nell’adempiere con pienezza la legge evangelica, la quale dal divino Maestro fu tutta raccolta in una sola parola, che è la Carità: perciò l’Istituto si denomina da questa parola divina che esprime il suo fine e caratterizza la scuola di Gesù Cristo. I membri dell’ Istituto della Carità sono dei fedeli che in stato umile e privato si propongono di esercitare la Carità nel modo più perfetto che con la divina grazia sia loro possibile, e non passano al ministero apostolico se non chiamativi dalla divina Provvidenza, secondo le occasioni esterne, con le quali essa fa conoscere ai Superiori il volere di Dio. Uno dei caratteri fondamentali della nostra Società è dunque l’umiltà, la longanimità e la piena fiducia nella divina Provvidenza, che vogliamo seguire in tutte le cose e non prevenire, e seguendo la divina Provvidenza come indice della volontà di Dio, andare ovunque ella ci conduce, e sostenere qualsiasi ministero, e ac-
cingerci a qualunque impresa di carità, purché i segni del divino volere siano chiari e ragionevoli. Lo sviluppo della Società deve dunque essere graduale e fatto piuttosto da Dio che da noi, credendo fermamente che Iddio e Gesù Cristo suo Figlio vive e regna e governa la sua Chiesa, e pensa a noi. La nostra parte è quella di santificarci e ubbidire alla santa legge di Dio, offrendoci continuamente al Signore, e del resto lasciare che tutto Egli disponga.(A Don Luigi Schlör a Verona, da Domodossola, 17 dicembre 1837, EA, vol. II, Lett. 535, pp. 260-261)
“Le Costituzioni nostre descrivono appunto l’Istituto come una scuola di perfezione e non come una unione di uomini perfetti, il che si può vedere fin dal primo paragrafo in cui si definisce la società come una unione di persone desiderose del discepolato di Cristo, unite per aiutarsi scambievolmente all’acquisto della perfezione.(A Don Paolo Barola a Roma, da Domodossola, 28 luglio 1837,EA vol. II, Lett. 522, p. 236)
PREGHIAMO
Voi che mi avete dato le vostre parole,
oh, rendetele efficaci in me e nei miei.
Che questi siano servi tuoi,
come tu sei servo del Padre.
(A. Rosmini)
ANNO PASTORALE 2016 -2017
FORMAZIONE PERMANENTE
ISTITUTO DELLA CARITÀ
SUORE DELLA PROVVIDENZA ROSMINIANE
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