IL FORMATORE
Dalla PAROLA di DIO
Tutti quelli che vogliono rettamente vivere in Cristo Gesù saranno perseguitati. Tu però rimani saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente. Conosci coloro da cui lo hai appreso e conosci le sacre Scritture fin dall’infanzia: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene mediante la fede in Cristo Gesù. Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona. Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento. Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, pur di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo i propri capricci, rifiutando di dare ascolto alla verità per perdersi dietro alle favole. Tu però vigila attentamente, sopporta le sofferenze, compi la tua opera di annunciatore del Vangelo, adempi il tuo ministero.
(2 Tm 3,12-16; 4,1-5)
Dai DOCUMENTI della CHIESA
Viviamo in una grande confusione circa le scelte fondamentali della nostra vita e gli interrogativi su che cosa sia il mondo, da dove viene, dove andiamo, che cosa dobbiamo fare per compiere il bene, come dobbiamo vivere, quali sono i valori realmente pertinenti. In relazione a tutto questo esistono tante filosofie contrastanti, che nascono e scompaiono, creando una confusione circa le decisioni fondamentali, come vivere, perché non sappiamo più, comunemente, da che cosa e per che cosa siamo fatti e dove andiamo. In questa situazione si realizza la parola del Signore, che ebbe compassione della folla perché erano come pecore senza pastore. (cfr Mc 6, 34). Il Signore, mosso da compassione, ha interpretato la parola di Dio, egli stesso è la parola di Dio, e ha dato così un orientamento. Questa è la funzione del sacerdote: rendere presente, nella confusione e nel disorientamento
dei nostri tempi, la luce della parola di Dio, la luce che è Cristo stesso in questo nostro mondo. Quindi il sacerdote non insegna proprie idee, una filosofia che lui stesso ha inventato, ha trovato o che gli piace; il sacerdote insegna in nome di Cristo presente, propone la verità che è Cristo stesso, la sua parola, il suo modo di vivere e di andare avanti. Per il sacerdote vale quanto Cristo ha detto di se stesso: “La mia dottrina non è mia” (Gv, 7, 16); Cristo, cioè, non propone se stesso, ma, da Figlio, è la voce, la parola del Padre. Anche il sacerdote deve sempre dire e agire così: “la mia dottrina non è mia, sono bocca e cuore di Cristo e rendo presente questa unica e comune dottrina, che ha creato la Chiesa universale e che crea vita eterna”. Quella del sacerdote, di conseguenza, non di rado potrebbe sembrare “voce di uno che grida nel deserto” (Mc 1,3), ma proprio in questo consiste la sua forza profetica: nel non essere mai omologato, né omologabile, ad alcuna cultura o mentalità dominante, ma nel mostrare l’unica novità capace di operare un autentico e profondo rinnovamento dell’uomo, cioè che Cristo è il Vivente, è il Dio vicino, il Dio che opera nella vita e per la vita del mondo e ci dona la verità, il modo di vivere.
(Benedetto XVI, Udienza Generale, 14 aprile 2010)
Dagli SCRITTI del Beato ANTONIO ROSMINI
Mio Emilio carissimo nel Signore, il cui servizio costituisce la massima gioia del nostro cuore,
la vostra lettera mi è giunta graditissima, non solo perché mi è caro avere da voi direttamente vostre notizie, ma anche perché in essa sento che il Signore vi aiuta molto ad essere fermo contro quel nemico che invidia la grande felicità del servire pienamente (il Signore). Ah, nessuno potrà contro di noi se noi confidiamo nel solo Padre! Diffidiamo di noi stessi e speriamo nel Padre. Egli vedrà in noi il suo divin Figlio, che abbiamo rivestito nel Battesimo e nel proponimento fatto di dedicarci tutti alla sua gloria: e dove vede il suo Figlio, non può a meno di porre il suo amore. Certo, se non vedesse in noi l’immagine di Cristo, nulla vedrebbe di amabile. Diffidiamo dunque di noi stessi e abbiamo sempre presente la nostra originaria viltà e malizia. Soffriamo volentieri qualcosa: un po’ di mortificazione , ed un’eternità di gloria. Abbandonate in Dio la sollecitudine di voi stesso. Se noi tenessimo fissi gli occhi in lui! Se non li rimuovessimo mai da lui questi occhi della mente così vaghi e così terreni! Egli si farebbe, con la bellezza del suo volto, il nostro maestro ed impareremmo più di tutto ciò che ci possono insegnare gli uomini. Che cosa impareremmo? Quali grandi cose! L’umiltà, la mansuetudine, l’ubbidienza, la povertà di cuore; no, questa scienza non la insegnano gli uomini: è recondita e non ha aspetto baldanzoso, ma è la scienza santa, la scienza della salute. Quale grazia ci fa Dio col tenerci alla scuola di questa scienza! Conserviamola con tanta grazia; non ci alletti la scuola del mondo più di quella occulta e solitaria del Calvario. Vi abbraccio nel Signore e di cuore vi benedico. Pregate per il vostro aff..mo fratello e Padre A.R. p.
( A Don Emilio Belisy a Domodossola, da Trento, 13 aprile 1832, EC vol. IV, lett. 1657, pp. 262-263)
PREGHIAMO
O mio Dio, o Verbo incarnato,
il vostro spirito sia la causa di tutte le mie attività,
di tutti i miei atti:
nulla in me venga da me, tutto da voi.
Dammi forza, mio Dio. Dà loro forza, mio Dio.
(A. Rosmini)
ANNO PASTORALE 2016 -2017
FORMAZIONE PERMANENTE
ISTITUTO DELLA CARITÀ
SUORE DELLA PROVVIDENZA ROSMINIANE
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