sussidio Gennaio 2018

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Italy1.png “EDUCARE: UNA RESPONSABILITA’ CONDIVISA “
 



Dalla PAROLA di DIO
Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. 9Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. 10Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».
Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 17Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 18Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».(Mt 28, 8-10.16-20)

Dai DOCUMENTI della CHIESA
Abbiamo tutti a cuore il bene delle persone che amiamo, in particolare dei nostri bambini, adolescenti e giovani… Educare però non è mai stato facile, e oggi sembra diventare sempre più difficile. Si parla perciò di una grande “emergenza educativa”. Aumenta oggi la domanda di un’educazione che sia davvero tale. La chiedono i genitori, tanti insegnanti; la chiede la società nel suo complesso, la chiedono nel loro intimo gli stessi ragazzi e giovani.
Può essere utile individuare alcune esigenze comuni di un’autentica educazione. Essa ha bisogno anzitutto di quella vicinanza e di quella fiducia che nascono dall’amore. Ogni vero educatore sa che per educare deve donare qualcosa di se stesso e che soltanto così può aiutare i suoi allievi a superare gli egoismi e a diventare a loro volta capaci di autentico amore.
Il rapporto educativo è però anzitutto l’incontro di due libertà e l’educazione ben riuscita è formazione al retto uso della libertà.
Dobbiamo dunque accettare il rischio della libertà, rimanendo sempre attenti. L’educazione non può dunque fare a meno di quella autorevolezza che rende credibile l’esercizio dell’autorità. Essa è frutto di esperienza e competenza, ma si acquista soprattutto con la coerenza della propria vita e con il coin- volgimento personale, espressione dell’amore vero. L’educatore è quindi un testimone della verità e del bene. Da queste semplici considerazioni emerge come nell’educazione sia decisivo il senso di responsabilità: responsabilità dell’educatore, ma anche, e in misura che cresce con l’età, responsabilità del figlio, dell’alunno, del giovane. La responsabilità è in primo luogo personale, ma c’è anche una responsabilità che condividiamo insieme, come cittadini, come membri della famiglia umana e, se siamo credenti, come figli di un unico Dio e membri della Chiesa. La società non è un’astrazione; alla fine siamo noi stessi, tutti insieme, sebbene siano diversi i ruoli e le responsabilità di ciascuno. C’è bisogno dunque del contributo di ognuno di noi, di ogni persona, famiglia o gruppo sociale, perché la società diventi un ambiente più favorevole all’educazione.
Anima della educazione, come dell’intera vita, può essere solo una speranza affidabile. Oggi la nostra speranza è insidiata. Non posso dunque terminare senza un caldo invito a porre in Dio la nostra speranza. La speranza che si rivolge a Dio non è mai speranza solo per me, è sempre anche speranza per gli altri: ci rende solidali nel bene, ci stimola ad educarci reciprocamente alla verità e all’amore.
(Lettera del Santo Padre Benedetto XVI alla Diocesi e alla Città di Roma sul Compito Urgente dell’Educazione, 21 gennaio 2008)


Dagli SCRITTI del Beato ANTONIO ROSMINI
Conviene che l’istitutore della gioventù sia altamente persuaso che, a rendere buoni i giovinetti e ad operare efficacemente ed utilmente nel loro spirito, non v’ha che una sola e semplicissima forza, cioè la verità in tutta la sua estensione; intendo dire nella sua forma naturale e imperfetta, e nella sua forma soprannaturale e perfetta. Quest’ultima è la grazia di Gesù Cristo, che opera occultamente, onde solo viene la salvezza, la virtù intera e la felicità dell’uomo.Nostro Signore, che come Dio è la verità stessa, come uomo ne è il grande ed unico maestro, perciò è il modello dei maestri; guardiamo a lui; niente di affettato, niente di ricercato o d’artificioso, una esposizione chiara, breve, profonda, grave e rivestita di quegli emblemi e figure sensibili, che sono più famigliari agli uomini, necessarie ai giovani.
Dissi anche, che la verità morale deve essere esposta con coerenza; poichè ci deve essere coerenza fra il detto e il fatto; la veda il fanciullo sulle labbra del maestro, nel suo volto e nella sua vita. Ci deve essere pure coerenza fra i vari detti dello stesso maestro, o di più maestri; non conviene infatti alle diverse ore del giorno insegnargli cose diverse, e nelle circostanze accidentali della vita produrre delle massime contrarie a quelle che si sono insegnate nella scuola.
(EA, Vol. II, lett.459, pp.149.151, a Don Paolo Orsi a Rovereto, da Rho, 6 maggio 1836)

PREGHIAMO

Popolo mio, porgi l’orecchio al mio insegnamento,
ascolta le parole della mia bocca.
Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato,
non lo terremo nascosto ai loro figli;
diremo alla generazione futura
le lodi del Signore, la sua potenza
le meraviglie che egli ha compiuto…
perché ripongano in Dio la loro fiducia
e non dimentichino le opere di Dio,
ma osservino i suoi comandi, (Sl. 78)

ANNO PASTORALE 2017 – 2018
FORMAZIONE PERMANENTE
ISTITUTO DELLA CARITÀ
SUORE DELLA PROVVIDENZA ROSMINIANE

 

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