sussidio Marzo 2018

sussidio Marzo 2018

Italy1.png “IN CRISTO LA NOSTRA SPERANZA “
 



Dalla PAROLA di DIO
Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Nella speranza infatti siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se è visto, non è più oggetto di speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe sperarlo? Ma, se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza.
Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio. Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli. Che diremo dunque di queste cose? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? (Rm 8, 22-32)

Dai DOCUMENTI della CHIESA
E’ la speranza che tiene in piedi la vita, che la protegge, la custodisce e la fa crescere. Se gli uomini non avessero coltivato la speranza, se non si fossero sorretti a questa virtù non avrebbero lasciato traccia nella storia del mondo. È quanto di più divino possa esistere nel cuore dell’uomo.
Un poeta francese – Charles Péguy – ci ha lasciato pagine stupende sulla speranza. Egli dice poeticamente che Dio non si stupisce tanto per la fede degli esseri umani, e nemmeno per la loro carità; ma ciò che veramente lo riempie di meraviglia e commozione è la speranza della gente: «Che quei poveri figli – scrive – vedano come vanno le cose e che credano che andrà meglio domattina». L’immagine del poeta richiama i volti di tanta gente che è transitata per questo mondo – contadini, poveri operai, migranti in cerca di un futuro migliore – che ha lottato tenacemente nonostante l’amarezza di un oggi difficile, colmo di tante prove, animata però dalla fiducia che i figli avrebbero avuto una vita più giusta e più serena. Lottavano per i figli, lottavano nella speranza.
Avere un’anima vuota è il peggior ostacolo alla speranza. È un rischio da cui nessuno può dirsi escluso; perché di essere tentati contro la speranza può capitare anche quando si percorre il cammino della vita cristiana… Se Gesù ha vinto il mondo, è capace di vincere in noi tutto ciò che si oppone al bene. Se Dio è con noi, nessuno ci ruberà quella virtù di cui abbiamo assolutamente bisogno per vivere. Nessuno ci ruberà la speranza. (Santo Padre Francesco, Udienza Generale, 27 settembre 2017)


Dagli SCRITTI del Beato ANTONIO ROSMINI
Circa il quanto dobbiamo sperare non c’è da fare questione o da assegnare misura, poiché essendo infinita la bontà di Dio, e non dovendo noi cercare il fondamento delle speranze in noi stessi ma in quella bontà illimitata, la speranza nostra deve essere senza confini, tanto se siamo buoni quanto se siamo malvagi; ovvero, se pure si voglia assegnare una differenza, speri più il malvagio: il povero ha sempre da sperare più del ricco dal liberalissimo Signore, e il Signore nostro più si glorifica con la sua liberalità verso i malvagi.(Al Padre Gianfranco Cappuccino a Locarno, da Stresa, 31 luglio 1843; EC Vol. VIII, lett.4833, pp.490-491)
Esultate nella sua misericordia, ed accrescete senza fine in lui la vostra speranza. La speranza nostra non deve avere confini, ma in Dio solo deve essere tutta riposta: non in noi, non negli uomini, o nei mezzi umani. Pregate Dio che vi doni i tesori infiniti di questa sua speranza. Con questa ravvivato e confortato non vi darà pena alcuna neppure il pensiero dell’avvenire, non che del passato. (A Don G. B. Pagani nel Collegio di Oscott, da Stresa, 6 gennaio 1843; EC Vol. VIII, lett.4671, p. 296)

Maria! Gesù! Questi sono i due nomi potenti che germinano una
speranza inesauribile e che, allorquando mi trovo agitato per il mio nullo profitto nella via della virtù, e per l’incertezza di ciò che sta al fondo del mio cuore dove Iddio solo vede, fino a che non venga il tempo che tutto in noi si riveli, mi apportano la calma profonda e la consolazione che spunta e mi sorride in mezzo alla tremante tristezza.
Pregate che questa consolazione, questa fiducia non venga mai meno in me: che la mia fiducia cresca insieme con la grazia; che col crescere della grazia, cresca l’efficacia della volontà, la quale regga tutte le operazioni mie, sicchè non abbia più altro principio nè altro fine che Dio. Me felice se Iddio, che è l’unica vita, fosse la vita mia!
(A Don Sebastiano De’ Apollonia a Udine, da Roma, Sabato Santo 1829; EC Vol. III, lett.974, p. 68)

PREGHIAMO

Ecco, l’occhio del Signore veglia
su chi lo teme,
su chi spera nella sua grazia,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.
L’anima mia attende il Signore,
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
In lui gioisce il nostro cuore
e confidiamo nel suo santo nome.
Signore, sia su di noi la tua grazia,
perché in te speriamo. (Sl. 32)

ANNO PASTORALE 2017 – 2018
FORMAZIONE PERMANENTE
ISTITUTO DELLA CARITÀ
SUORE DELLA PROVVIDENZA ROSMINIANE

 

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