lunedì, 2 dicembre 2024
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Italy1.png “ESSERE POVERI NEL CUORE,QUESTO E’ SANTITA’”
 



Dalla PAROLA di DIO
Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli.
2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
3«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. 4Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. 5Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. 6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché
saranno saziati. 7Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. 8Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. 9Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. 10Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno
dei cieli. 11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.
(Mt5,1-12)

Dai DOCUMENTI della CHIESA
La parola “felice” o “beato” diventa sinonimo di “santo”, perché esprime che la persona fedele a Dio e che vive la sua Parola raggiunge, nel dono di sé, la vera beatitudine(64).
Le parole di Gesù vanno molto controcorrente rispetto a quanto è abituale, a quanto si fa nella società; e, anche se questo messaggio di Gesù ci attrae, in realtà il mondo ci porta verso un altro stile di vita. Le Beatitudini in nessun modo sono qualcosa di leggero o di superficiale; al contrario, possiamo viverle solamente se lo Spirito Santo ci pervade con tutta la sua potenza e ci libera dalla debolezza dell’egoismo, della pigrizia, dell’orgoglio(65).
Torniamo ad ascoltare Gesù, con tutto l’amore e il rispetto che merita il Maestro. Permettiamogli di colpirci con le sue parole, di provocarci, di richiamarci a un reale cambiamento di vita. Altrimenti la santità sarà solo parole(66).
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli».
Il Vangelo ci invita a riconoscere la verità del nostro cuore, per vedere dove riponiamo la sicurezza della nostra vita. Normalmente il ricco si sente sicuro con le sue ricchezze, e pensa che quando esse sono in pericolo, tutto il senso della sua vita sulla terra si sgretola (67). Le ricchezze non ti assicurano nulla. Anzi, quando il cuore si sente ricco, è talmente soddisfatto di sé stesso che non ha spazio per la Parola di Dio, per amare i fratelli, né per godere delle cose più importanti della vita. Così si priva dei beni più grandi. Per questo Gesù chiama beati i poveri in spirito, che hanno il cuore povero, in cui può entrare il Signore con la sua costante novità (68).
Questa povertà di spirito è molto legata con quella “santa indifferenza” che proponeva sant’Ignazio di Loyola, nella quale raggiungiamo una bella libertà interiore(69).
Essere poveri nel cuore, questo è santità. (Papa Francesco, Esortazione Apostolica Gaudete et exultate)


Dagli SCRITTI del Beato ANTONIO ROSMINI

Tuttavia è l’intenzione dello spirito quella che si deve tener desta e diretta continuamente a Dio e, come dicono i Santi Padri, è l’apice della mente. Ecco come dice il Libro dell’Imitazione di Cristo: ”Per tutta la vita sei soggetto a cambiamenti, anche contro la tua volontà…… Ma l’uomo saggio, bene edotto nello spirito, conserva la sua stabilità in tutto codesto variare, e non si preoccupa di ciò che sente in sé, o da quale parte soffi il vento dell’incostanza, bensì tiene volta tutta l’intenzione dello spirito al raggiungimento del fine retto e desiderato” (cap. XXXIII, libro III); e questa è la via della santa libertà di spirito, coll’occhio dell’intenzione mirar in Dio solo, ed ivi finir con tutta la nostra libera volontà, e sopportar nel resto noi stessi e la nostra infermità. Certo non siamo capaci di grandi cose: persuasi di questo ci contenteremo di tutto.
(E.A. Vol. I, lett.202, p.380-381, a Don Pietro Rigler nel Seminario di Trento, da Domodossola, 10 novembre 1830)
Con una illimitata fiducia nella immensa bontà, noi uniamo sempre una pari diffidenza nella nostra estrema debolezza e miseria. Siamo ben certi, che non è il nostro scopo vagheggiare solamente la virtù da lontano, ma che dobbiamo effettivamente realizzarla, produrne gli atti, vestircene come di un abito. Ah che questo è pur difficile alla nostra povera umanità! Ma in questa difficoltà medesima che vinceremo colla fede e colla costanza, o che piuttosto vincerà in noi Iddio, sta quella gloria bellissima cui dice Paolo, chi si gloria, si glori nel Signore… Si tratta niente meno che di staccare l’anima vostra da tutto, fin dalla vita, fin da se stesso. Oh altissima povertà di spirito che è cotesta! Veramente: beati i poveri!… Conservate dunque il fervore più ardente nella semplicità e nella pace.
(E.A. Vol. II, lett.618, pp.371-372; al Fratello Enrico Arnoldo Fehr al Calvario, da Stresa, 7 novembre 1839)

PREGHIAMO

Veramente Dio è buono con Israele,
con quelli che sono puri di cuore.
Quanto a me per poco non inciampavano i miei piedi,
per un nulla vacillavano i miei passi,
perché avevo preso a invidiare i prepotenti.
Ma Dio è la roccia del mio cuore
e la mia parte di eredità, in eterno.
Quanto a me, il mio bene è stare unito a Dio.
Nel mio Signore, nel Signore ho posto il mio rifugio,
per poter narrare tutte le sue gesta. (Sl 73)

 


ANNO PASTORALE 2018-2019
FORMAZIONE PERMANENTE
ISTITUTO DELLA CARITÀ
SUORE DELLA PROVVIDENZA ROSMINIANE

 

 

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