lunedì, 2 dicembre 2024
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Italy1.png Mie care Sorelle …

 

CONGREGAZIONE SUORE DELLA PROVVIDENZA ROSMINIANE
VIA AURELIA, 773
00165 ROMA

S. Natale 2019


Carissime Sorelle,
ogni anno, allestendo il presepe e ‘visitando’ la grotta, seguiamo una lunga tradizione, che è sempre nuova ogni volta e questo, se siamo oneste, fa riemergere il ‘bambino’ dentro di noi! Guardiamo il Bambino appena nato con meraviglia e stupore: “il VERBO si è fatto carne, ed è venuto ad abitare in mezzo a noi”. Ecco la verità al centro della storia del Natale: il Bambino che nasce è Dio.
Tradizione … ma sempre nuova
Papa Francesco ha recentemente scritto una lettera apostolica, Admirabile signum, “Sul significato e il valore del presepe”; in essa incoraggia i cristiani di tutto il mondo a continuare “la bella tradizione delle nostre famiglie di preparare il presepe nei giorni prima di Natale”, allestendolo non solo nelle loro case, ma anche “nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, nelle carceri e nelle piazze”.
“Rappresentare l’evento della nascita di Gesù equivale ad annunciare il mistero dell’Incarna-zione del Figlio di Dio con semplicità e gioia.


Il presepe, infatti, è come un Vangelo vivo, che trabocca dalle pagine della Sacra Scrittura”.
Contemplando “la scena del Natale, siamo invita-ti a metterci spiritualmente in cammino, attrat-
ti dall’umiltà di Colui che si è fatto uomo per incontrare ogni uomo; scopriamo che Egli ci ama a tal punto da unirsi a noi, perché anche noi pos-siamo unirci a Lui”.
E spiega ancora Papa Francesco, che il presepe natalizio ci commuove così profondamente per-ché ‘manifesta la tenerezza di Dio’. “Fin dall’ori-gine francescana, il presepe è un invito a ‘sentire’, a ‘toccare’ la povertà che il Figlio di Dio ha scelto per sé nell’Incarnazione… È un appello ad incon-trarlo e servirlo con misericordia nei fratelli e nelle sorelle più bisognosi”.


In precedenza …
Anche il Beato Antonio Rosmini ha un profondo rispetto per la tradizione… Oltre a spingere la ragione fino ai suoi limiti, egli dichiara che il rispetto per la tradizione non implica l’opposizione alle innovazioni. Questo naturale, onesto sapiente rispetto non ci obbliga ad esser nemici delle utili innovazioni; ma ci obbliga a distinguere sottilmente fra quelle innovazioni che distruggono il vecchio, e quelle che aggiungono al vecchio. (cf. Della sommaria cagione per la quale stanno o rovinano le umane società, cap. V.)


Per quanto riguarda le tradizioni, Rosmini mostra che nel cristianesimo poche sono più importanti del Natale, della commemorazione della nascita di Gesù. Nel suo ‘Catechismo’ riassume gli insegnamenti della Chiesa per questo tempo speciale: dagli angeli apparsi a Maria e a Giuseppe, fino alle letture scritturali che annunciavano la venuta di un Salvatore. Egli racconta come Giuseppe, uomo giusto, ricevette il messaggio da un angelo mentre dormiva. Non così per Maria, che era ben sveglia quando l’angelo Gabriele la salutò come piena di grazia, annunciando il frutto del suo seno. Si può argomentare che il viaggio di Maria e Giuseppe a Betlemme fu motivato dalla politica fiscale. L’imperatore Cesare Augusto, come ricordano gli storici, aveva ordinato un censimento; e poiché Giuseppe e Maria erano della discendenza di Davide, dovevano raggiungere quella città per soddisfare la legge.


Rosmini insegna ai fedeli come meditare durante i giorni natalizi. Ci chiede di fare uso dell’occhio della nostra immaginazione per metterci sulla via, da Nazareth a Betlemme, attraverso le valli, sui colli, nella piccola grotta, dove la Sacra Famiglia trova riposo. Lo scopo di tal esercizio è di aiutarci a riconoscere Cristo, quale esempio di povertà, che può servire come strumento per superare l’attaccamento alle ricchezze. Egli sottolinea che è questo attaccamento, piuttosto che il possedere le ricchezze in sé, ad essere un inimico pericoloso della nostra salute e della giustizia perfetta. Per questo ci chiede di concentrarci con l’intelletto sulle persone della scena della nascita di Cristo, sulla famiglia di Gesù: Maria, Giuseppe e il bambino. Similmente, mette se stesso nella scena, immaginando di essere lì, presente fisicamente, ascoltando le loro parole, riflettendo sulle lunghe notti di viaggio, la mancanza di alloggio, le altre difficoltà umane.
Ma Rosmini chiede anche ai fedeli di contemplare ciò che significa per un essere divino attraversare tutte quelle sfide. Egli vuole che ci rendiamo conto che la fame, il dolore, la nudità, la sete, la fatica e la scarsità “sono le armi di cui si mostrò armato il mio Re e Signore, con cui vinse le false opinioni e le inordinate affezioni degli uomini.” (c.f. Alejandro Chafuen, Tradizione, Natale e proprietà privata: la continua rilevanza del Beato Antonio Rosmini, 2016)
In unione con tutta la Chiesa, viviamo con questi sentimenti i prossimi giorni della Novena di Natale; possa questo essere un tempo di grazia per tutte noi, incluse le giovani e le non più giovani, e per quelle che vivono la malattia o non stanno bene …
Il Natale è fare spazio, nel nostro cuore, in silenzio; per ‘adorare, tacere e godere’, in questo meraviglioso, eppur frenetico tempo dell’anno, per ammirare e ringraziare la Verità della PAROLA fatta carne, l’Emmanuele, che abita in mezzo a noi nella pienezza dell’umanità.
Buon Natale e un gioioso e benedetto cammino nel 2020!
Aff. c.m.

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