sussidio 3 2014

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CHIAMATI

 

Dalla Parola di Dio

 

Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita.
E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla.
E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe.
La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità.

Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.

La carità non avrà mai fine.

Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà…

Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!

                                         (1Cor 13, 1-9. 13)

Ad una vocazIONE

Dagli Scritti del Beato A. Rosmini

Che bella cosa, miei cari, rispondere generosamente a quella vocazione d’amore, a cui Cristo vi chiama nell’Istituto! Che bella cosa non aver a fare altro che amare! Perocchè amando, eccovi con questo solo veri membri dell’Istituto, membri perfetti.

Per amore dovete operare, per amore parlare, per amore tacere, per amore studiare, per amore patire, e non dico per amore godere, dal momento che l’amore stesso è un godimento che si mescola in tutto ciò che si fa per amore.

L’Istituto vuole che i suoi membri amino Dio illimitatamente nel loro prossimo, avendo per suo fondamento e per divisa e per motto della sua bandiera il precetto di Gesù Cristo: “ Questo è il mio precetto, che vi amiate l’un l’altro” e “In questo conosceranno gli uomini che voi siete miei discepoli se vi amerete l’un l’altro”. Poiché la scuola nostra è la scuola di Cristo, e la professione nostra è quella di adempiere il precetto di Cristo; e noi non abbiamo altra occupazione.

Perciò l’Istituto ama tutte le doti, tutte le abilità, anche naturali, tutte le cognizioni, e prescrive che i suoi membri se ne forniscano copiosamente

D’AMORE

con tutta sollecitudine e laboriosità,perché tutte le doti, le abilità e le cognizioni anche umane , purchè informate e dirette dalla carità, sono mezzi per fare del bene al prossimo e specialmente alle anime.

Ad una tanta vocazione si deve porre per fondamento una umiltà profondissima, per la quale l’uomo attribuisca a Dio tutto il bene che egli ha; diffidi di tutti i suoi pensieri e giudizi, della sincerità del suo proprio cuore e mostri questa salutare diffidenza di se stesso in quella modestia di parole e di atti, che rende l’uomo giusto davanti a Dio e amabile dinnanzi agli uomini.

Questa umiltà esclude ogni competizione e mette assai volentieri gli altri innanzi a se stessi; per essa l’uomo si ritiene sempre l’ultimo e il servo di tutti.

Iddio benedicendovi largamente, vi conceda tutte queste virtù, che tutte si contengono nella vostra vocazione.

(EA vol. III, lett. 886, Agli Scolastici studenti di filosofia a Domodossola, da Stresa, 8 marzo 1845)



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