lunedì, 2 dicembre 2024
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CHIAMATI

 

Dalla Parola di Dio

Anche voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati, nei quali un tempo viveste, alla maniera di questo mondo. Anche tutti noi, come loro, un tempo siamo vissuti nelle nostre passioni carnali seguendo le voglie della carne e dei pensieri cattivi: eravamo per natura meritevoli d’ira, come gli altri. Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati. Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù.
Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo.

Perciò ricordatevi che un tempo voi, pagani nella carne, chiamati non circoncisi da quelli che si dicono circoncisi perché resi tali nella carne per mano d’uomo, ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d’Israele, estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo. Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo. (Ef 2,1-13)

 

Ad una vita

Dagli Scritti del Beato A. Rosmini

Iddio non abbandona certamente chi si affida interamente a lui. Questo abbandono nella divina Provvidenza è essenziale al nostro Istituto, e non si dà vero sacrificio, non si dà vera imitazione di Gesù Cristo, senza di questo.

Chi ragiona diversamente, ragiona umanamente, e si inganna. Può la vita apostolica essere priva delle più solide virtù?

Gli apostoli erano mandati.

S. Paolo tremava al pensiero che, predicando agli altri, si facesse reprobo egli stesso; il che dimostra che le fatiche apostoliche non si debbono assumere né per inclinazione, né per gusto o consolazioni che vi si trovino, ma perché Iddio vuole, perché Iddio manda.

Tremiamo pure nell’accingerci alla grande opera di ammaestrare gli altri, come temeva e tremava S. Agostino e tutti i Santi, e desideriamo piuttosto di prepararci all’apostolato, più che di esercitare l’apostolato stesso. Desideriamo piuttosto di convertire noi stessi e di prepararci così a convertire gli altri, quando e come il Signore vorrà.

Se avremo vinto noi stessi, debellate le tentazioni, sacrificati i nostri gusti, resi noi stessi perfetti, allora saremo divenuti strumenti idonei nel-

APOSTOLICA

le mani di Dio e potremo sperare che egli forse si serva di noi per fare qualche bene. Ma fino a che siamo imperfetti, pieni di volontà propria, di giudizi propri, così mal mortificati, abbiamo troppa ragione di temere noi stessi.

Sarà vero apostolo solo colui che, a imitazione di Gesù Cristo, sa aspettare la missione nell’oscurità della vita occulta. Ecco la virtù che non falla, perché non lusinga l’amor proprio.

Coraggio, dunque, mio caro fratello nel Signore! Vada tutto, vada la vita, vada la roba, vadano i gusti e tutti i nostri giudizi particolari, ma non vada la virtù vera, evangelica e veramente apostolica che forma l’essenza della nostra professione.

(EA, vol. II, lett. 627, pp. 380-382,

a Don Alessio Martin a S. Michele della Chiusa, da Stresa, 8 gennaio 1840)



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