sussidio 5 2014

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CHIAMATI

 

Dalla Parola di Dio

Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e di infermità.

I nomi dei dodici apostoli sono :

primo Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello, Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo, Giacomo di Alfeo e Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, che poi lo tradì.

Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti:

“…E strada facendo predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni.

Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date…

Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.”

                           (Mt 10, 1-5.7-8.16)

Ad una intensa

Dagli Scritti del Beato A. Rosmini

Carissimo in Cristo fratello,

compiango altamente le difficili circostanze in cui vi trovate, ma poiché sono così disposte da Dio, le considero, e bramo che tutti le consideriate, come un’occasione preziosa che vi dà il Creatore al fine di esercitarvi ed educarvi nelle virtù, e soprattutto nella prudenza cristiana. Questo è l’aspetto che ve le deve fare amare, giacché non vi è di bene e di amabile che l’acquisto di quei meriti che solo si ottengono con il combattimento…

L’Istituto delle Carità tende a fare i suoi membri, secondo l’ordine della Provvidenza, attivissimi in tutte le cose   e vuole che sappiano lasciare Iddio per Iddio; vuole che al cenno della Provvidenza sappiano lietamente abbandonare le delizie della vita contemplativa per i travagli dell’attiva e quindi che pongano tutto lo studio nel saper adorare Dio con tutto il cuore e per lui solo respirare in tutte le esterne occupazioni; che conversando per carità con gli uomini, la loro conversazione sia in pari tempo nei cieli e che, a imitazione de Maestro, siano esempio di orazione per coloro che sono separati dal mondo, e di attività agli stessi uomini del mondo.

Per questo è prescritto nelle nostre Costituzioni che in principio noi dobbiamo eleggere una vita contemplativa, ma poi, quando Iddio ci chiama, dobbiamo abbandonarla per l’attiva.

CARITATEVOLE ATTIVITA’

In tal modo succede che l’umile e fervente Cristiano venga bel bello dalle forze della carità tratto fuori dal suo nascondiglio, amato da lui non per inerzia, ma per sincera umiltà, e condotto ad una vita attiva, immerso anche, se Dio lo vuole, in un infinito pelago di cure, brighe, faccende, e negozi grandi e piccoli, illustri ed abbietti, per il bene del suo prossimo, secondo quanto la volontà di Dio ha disposto: che questi o quelli a lui per primi si presentino.

Oh, quanto non sarebbe grata a Dio una tale attività esercitata solo per amor suo!

Vivendo noi di fede, dobbiamo aspettarci sicuramente grazia più abbondante in tal caso, grazia che compensi riccamente quella che riceveremmo con altre pie occupazioni.

La carità vuole cose grandi; l’Istituto perciò vuole cose grandi e cose grandi non si possono ottenere senza un grande sviluppo di caritatevole attività.

Il mondo, anch’egli vuole cose grandi, e spiega un’attività grande, ma non una attività caritatevole: l’Istituto vuole un’attività immensa, ma nella carità di Cristo.

(EA, vol. II, Lett. 738, pp. 534-536, a Don Emilio Belisy a Prior Park, da Rovereto, Venerdì Santo (25 Marzo) 1842).



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