Dalla PAROLA di DIO
Convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: “Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite.” Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni. (Lc 9, 1-4.6)
Dai DOCUMENTI della CHIESA
Ad imitazione del nostro Maestro, noi cristiani siamo chiamati a guardare le miserie dei fratelli, a toccarle, a farcene carico e a operare concretamente per alleviarle. Possiamo distinguere tre tipi di miseria: la miseria materiale, la miseria morale e la miseria spirituale. La miseria materiale è quella che comunemente viene chiamata povertà e tocca quanti vivono in una condizione non degna della persona umana: privati dei diritti fondamentali e dei beni di prima necessità quali il cibo, l’acqua, le condizioni igieniche, il lavoro, la possibilità di sviluppo e di crescita culturale. Non meno preoccupante è la miseria morale, che consiste nel diventare schiavi del vizio e del peccato. Quante persone hanno smarrito il senso della vita, sono prive di prospettive sul futuro e hanno perso la speranza! E quante persone sono costrette a questa miseria da condizioni sociali ingiuste, dalla mancanza di lavoro che le priva della dignità che dà il portare il pane a casa, per la mancanza di uguaglianza rispetto ai diritti all’educazione e alla salute. Questa forma di miseria si collega sempre alla miseria spirituale, che ci colpisce quando ci allontaniamo da Dio e rifiutiamo il suo amore.
Il Vangelo è il vero antidoto contro la miseria spirituale. Il cristiano è chiamato a portare in ogni ambiente l’annuncio liberante che esiste il perdono del male commesso, che Dio è più grande del nostro peccato e ci ama gratuitamente, sempre, e che siamo fatti per la comunione e per la vita eterna. Il Signore ci invita ad essere annunciatori gioiosi di questo messaggio di misericordia e di speranza! È bello sperimentare la gioia di diffondere questa buona notizia, di condividere il tesoro a noi affidato, per consolare i cuori affranti e dare speranza a tanti fratelli e sorelle avvolti dal buio. Si tratta di seguire e imitare Gesù, che è andato verso i poveri e i peccatori come il pastore verso la pecora perduta, e ci è andato pieno d’amore. Uniti a Lui possiamo aprire con coraggio nuove strade di evangelizzazione e promozione umana. ( Messaggio del Santo Padre Francesco per la Quaresima 2014)
Dagli SCRITTI del Beato ANTONIO ROSMINI
Se nelle opere di Dio l’altissimo fine della carità è il principio di tutto ciò che a Dio può essere attribuito, lo stesso fine altissimo, applicato alle opere che noi ci proponiamo di compiere, è il principio dell’ordine della carità. La carità infatti è perfetta solo quando è bene ordinata. Ed è bene ordinata solo quando orienta le azioni alla salvezza eterna delle anime. Che il fine sia unico e semplicissimo non costituisce un limite alle attività di chi ama: per un unico fine si possono fare molti tipi di azioni buone e benefiche. Nessun’opera di bene rimane esclusa. Perché? Proprio perché la carità mira a un unico e semplicissimo fine che nello stesso tempo è altissimo. Sotto di esso resta ampio spazio per tutti i fini e i beni non ultimi delle azioni umane. Sopra questi fini, dall’alto, la carità esercita la sua sovranità: li regola, li ordina, li sublima, li usa come atti suoi e suoi strumenti.
Siamo dunque chiamati, come ci ha detto Cristo, a imitare Dio: come nella creazione Dio opera tutto e permette tutto per amore, perché tutto ciò che da lui proviene porta necessariamente l’impronta della sua essenza di carità e ha per fine l’eterna beatitudine delle creature intelligenti, così, fratelli, tutte le nostre multiformi e molteplici opere devono essere carità, sia che riguardino l’aspetto materiale della vita, sia quello intellettuale, sia ciò che è vita di ogni altra vita, cioè la virtù morale e la santità, che sono immediatamente carità nella sua pienezza.
Non stanchiamoci, dunque, di fare del bene agli uomini anche per ciò che riguarda le loro necessità terrene, o per fornire alle loro menti ogni tipo di utile conoscenza. Assumiamo però questi servizi come mezzi per procurare loro i beni migliori e gli unici veri, perché gli unici che restano: quelli eterni. I benefici fatti all’umanità sono davvero tali quando hanno per madre la carità che li finalizza al cielo. C’è dunque una carità materiale e c’è una carità intellettuale, ma né l’una né l’altra sarebbero carità, se non fossero ordinate alla carità morale e soprannaturale. (Il Maestro dell’amore, La Società della Carità,
Discorso IV, La Carità )
PREGHIAMO
O Dio,
che per mezzo del Figlio tuo
ti sei degnato di riversare sulla terra
la pienezza della carità,
concedici, per intercessione
del Beato Antonio Rosmini
che visse e testimoniò
la triplice forma di questa virtù,
di meritare il saper rifulgere d’amore
come lui nell’intelligenza e nelle opere.
Le nostre preghiere siano esaudite
per la tua gloria
e per il bene della nostra anima.
Amen.
ANNO PASTORALE 2014 -2015
FORMAZIONE PERMANENTE
ISTITUTO DELLA CARITÀ
SUORE DELLA PROVVIDENZA ROSMINIANE
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