Dalla PAROLA di DIO
15Il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo si sono riversati in abbondanza su tutti. 16E nel caso del dono non è come nel caso di quel solo che ha peccato: il giudizio infatti viene da uno solo, ed è per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute, ed è per la giustificazione. 17Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo.18Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita.
19Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti. 20La Legge poi sopravvenne perché abbondasse la caduta; ma dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia. 21Di modo che, come regnò il peccato nella morte, così regni anche la grazia mediante la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore.(Rm 5, 15-20)
Dai DOCUMENTI della CHIESA
Credenti e non credenti sono generalmente d’accordo nel ritenere che tutto quanto esiste sulla terra deve essere riferito all’uomo, come a suo centro e a suo vertice. Ma che cos’è l’uomo?
Molte opinioni egli ha espresso ed esprime sul proprio conto, opinioni varie ed anche contrarie, secondo le quali spesso o si esalta così da fare di sé una regola assoluta, o si abbassa fino alla disperazione, finendo in tal modo nel dubbio e nell’angoscia.
Queste difficoltà la Chiesa le sente profondamente e ad esse può dare una risposta che le viene dall’insegnamento della divina Rivelazione, risposta che descrive la vera condizione dell’uomo, dà una ragione delle sue miserie, ma in cui possono al tempo stesso essere giustamente riconosciute la sua dignità e vocazione. La Bibbia, infatti, insegna che l’uomo è stato creato « ad immagine di Dio » capace di conoscere e di amare il suo Creatore, e che fu costituito da lui sopra tutte le creature terrene quale signore di esse, per governarle e servirsene a gloria di Dio. (n.12)
Costituito da Dio in uno stato di giustizia, l’uomo però, tentato dal Maligno, fin dagli inizi della storia abusò della libertà, erigendosi contro Dio e bramando di conseguire il suo fine al di fuori di lui.
Pur avendo conosciuto Dio, gli uomini « non gli hanno reso l’onore dovuto… ma si è ottenebrato il loro cuore insipiente »… e preferirono servire la creatura piuttosto che il Creatore.
Quel che ci viene manifestato dalla rivelazione divina concorda con la stessa esperienza. Infatti l’uomo, se guarda dentro al suo cuore, si scopre inclinato anche al male e immerso in tante miserie, che non possono certo derivare dal Creatore, che è buono.
Spesso, rifiutando di riconoscere Dio quale suo principio, l’uomo ha infranto il debito ordine in rapporto al suo fine ultimo, e al tempo stesso tutta l’armonia, sia in rapporto a se stesso, sia in rapporto agli altri uomini e a tutta la creazione.
Così l’uomo si trova diviso in se stesso.
Per questo tutta la vita umana, sia individuale che collettiva, presenta i caratteri di una lotta drammatica tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre. Anzi l’uomo si trova incapace di superare efficacemente da sé medesimo gli assalti del male, così che ognuno si sente come incatenato.
Ma il Signore stesso è venuto a liberare l’uomo e a dargli forza, rinnovandolo nell’intimo e scacciando fuori « il principe di questo mondo » (Gv12,31), che lo teneva schiavo del peccato. (n.13) (Costituzione Pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, GAUDIUN ET SPES, Concilio Vaticano II, 1965, nn. 12-13)
Dagli SCRITTI del Beato ANTONIO ROSMINI
Il piano divino per la redenzione e la salvezza dell’uomo era che solo per mezzo della morte si restaurassero tutte le cose rovinate dal peccato. E perché la morte stessa potesse essere un tratto di giustizia che aprisse la via alla misericordia, conveniva che fosse un sacrificio e un sacrificio grato al Signore.
Ora, perché la morte acquistasse la natura di sacrificio, era necessario che chi la sosteneva la prendesse volontariamente e per amore di giustizia; era necessario che alla morte si aggiungesse l’oblazione e che questa oblazione fosse accettata da Dio. Nessuno degli uomini che ereditavano il peccato potevano tanto; nessuno amava tanto la giustizia; nessuno aveva il coraggio di morire per essa, perchè nessuno aveva esperienza dei beni che stanno al di là della morte. Non c’era che la morte di Gesù Cristo che potesse essere proporzionata a tanto compito poiché questa era la morte di un innocente, che offriva se stesso, dava più che non doveva, sborsava un prezzo infinito e atto a pagare pienamente, e con sovrabbondanza, il debito dell’umana natura. Così l’Uomo-Dio potè essere sacerdote facendosi vittima. L’Incarnazione del Verbo fu il fatto che rese possibile la salute dell’uomo peccatore. Dal merito della passione dell’Uomo-Dio scaturirono poi i Sacramenti; essi nascono tutti dal Sacrificio e presentano questo carattere intrinseco: di avere in sé l’effetto di questo grande sacrificio. (A. Rosmini, Antropologia Soprannaturale)
PREGHIAMO
Beato l’uomo che tu istruisci, Signore,
e che ammaestri nella tua legge,
per dargli riposo nei giorni di sventura.
Perché il Signore non respinge il suo popolo,
la sua eredità non la può abbandonare,
ma il giudizio si volgerà a giustizia,
la seguiranno tutti i retti di cuore.
Se il Signore non fosse il mio aiuto
in breve io abiterei nel regno del silenzio.
Quando dicevo: “Il mio piede vacilla”,
la tua grazia, Signore, mi ha sostenuto. Quand’ero oppresso dall’angoscia,
il tuo conforto mi ha consolato (Sl 94)
ANNO PASTORALE 2019-2020 – FORMAZIONE PERMANENTE
ISTITUTO DELLA CARITÀ
SUORE DELLA PROVVIDENZA ROSMINIANE
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