sussidio 8 2014

sussidio 8 2014

Italy1.png La consacrazione religiosa
 


Dalla PAROLA di DIO

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: “Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca”. Simone rispose: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti”.
Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: “Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore”.
Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”. E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.(Lc 5, 1-11)
Dai DOCUMENTI della CHIESA
Che sia sempre vero quello che ho detto una volta: “Dove ci sono i religiosi c’è gioia”. Siamo chiamati a sperimentare e mostrare che Dio è capace di colmare il nostro cuore e di renderci felici, senza bisogno di cercare altrove la nostra felicità; che l’autentica fraternità vissuta nelle nostre comunità alimenta la nostra gioia; che il nostro dono totale nel servizio della Chiesa, delle famiglie, dei giovani, degli anziani, dei poveri ci realizza come persone e dà pienezza alla nostra vita.
Che tra di noi non si vedano volti tristi, persone scontente e insoddisfatte, perché “una sequela triste è una triste sequela”. Anche noi, come tutti gli altri uomini e donne, proviamo difficoltà, notti dello spirito, delusioni, malattie, declino delle forze dovuto alla vecchiaia. Proprio in questo dovremmo trovare la “perfetta letizia”, imparare a riconoscere il volto di Cristo che si è fatto in tutto simile a noi e quindi provare la gioia di saperci simili a Lui che, per amore nostro, non ha ricusato di subire la croce.
In una società che ostenta il culto dell’efficienza, del salutismo, del successo e che marginalizza i poveri ed esclude i “perdenti”, possiamo testimoniare, attraverso la nostra vita, la verità delle parole della Scrittura: «Quando sono debole, è allora che sono forte» (2 Cor 12,10).
Mi attendo che “svegliate il mondo”, perché la nota che caratterizza la vita consacrata è la profezia. Il profeta riceve da Dio la capacità di scrutare la storia nella quale vive e di interpretare gli avvenimenti: è come una sentinella che veglia durante la notte e sa quando arriva l’aurora (cfr Is 21,11-12). Conosce Dio e conosce gli uomini e le donne suoi fratelli e sorelle. È capace di discernimento e anche di denunciare il male del peccato e le ingiustizie, perché è libero, non deve rispondere ad altri padroni se non a Dio, non ha altri interessi che quelli di Dio. Il profeta sta abitualmente dalla parte dei poveri e degli indifesi, perché sa che Dio stesso è dalla loro parte.
I religiosi e le religiose, al pari di tutte le altre persone consacrate, sono chiamati ad essere “esperti di comunione”. Mi aspetto pertanto che la “spiritualità della comunione”, diventi realtà e che voi siate in prima linea nel cogliere «la grande sfida che ci sta davanti» in questo nuovo millennio: «fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione».
(Lettera Apostolica del Santo Padre Francesco a tutti i Consacrati in occasione dell’Anno della Vita Consacrata, 21 novembre 2014)
Dagli SCRITTI del Beato ANTONIO ROSMINI
Tutti i cristiani devono desiderare la pienezza della carità, tuttavia sono divisi da tante preoccupazioni della vita e distratti in modo tale da non potere, almeno per gran parte del loro tempo, pensare a Dio e alle cose spirituali, se non virtualmente e abitualmente. Invece chi sceglie la vita religiosa si dedica totalmente alla carità di Dio, dopo aver abbandonato tutte le preoccupazioni del mondo, e può anche attualmente e immediatamente attendere al suo Dio in ogni momento, con la mente e il cuore liberi da ogni cosa e da ogni affetto, per quanto è possibile in questa vita. Il religioso si occupa delle cose umane solo per motivo di carità. (Costituzioni dell’Istituto della Carità, n. 45)
Lo spirito dell’Istituto è uno spirito di unione e di pace; esso tende ad affratellarsi con i religiosi di tutte le altre Congregazioni e Religioni.Quanto sarebbe desiderabile l’unione più stretta fra noi! Qui sta la forza, qui sta anche la santità. (Al Padre Lodovico Griffa degli Oblati di Torino, da Stresa, 12 aprile 1843, EC vol. VIII, lett. 4772, p. 414)

PREGHIAMO (Sl 16)


Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio. Ho detto a Dio: “Sei tu il mio Signore, senza di te non ho alcun bene”. Per i santi, che sono sulla terra, uomini nobili, è tutto il mio amore. Si affrettino altri a costruire idoli: io non spanderò le loro libazioni di sangue né pronunzierò con le mie labbra i loro nomi. Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita.
Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi, è magnifica la mia eredità.
Benedico il Signore che mi ha dato consiglio; anche di notte il mio cuore mi istruisce.
Io pongo sempre innanzi a me il Signore, sta alla mia destra, non posso vacillare. Di questo gioisce il mio cuore, esulta la mia anima; anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro, né lascerai che il tuo santo veda la corruzione. Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena nella tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra.

ANNO PASTORALE 2014 -2015
FORMAZIONE PERMANENTE
ISTITUTO DELLA CARITÀ
SUORE DELLA PROVVIDENZA ROSMINIANE

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